Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati

domenica 30 novembre 2014

Cricca Codazzi | Una Caracas da bere: Ruben e la nipote di Franco Chirico

Quando ripresi a lavorare nel gennaio 2005, ripresi anche le uscite serali in quel di Caracas. Una Caracas da bere.
Il collega di uscite, Giuseppe Rinaldi, era ritornato dall'Italia più baldanzoso che mai. Baldanzoso è il termine adatto per uno sovrappeso che ami danzare la salsa e gli altri balli latinoamericani... Il bello è che se la cavava piuttosto bene.
Io ero debole e necessitavo ancora di riposo, ma avevo anche bisogno di vedere un po' di vita, dato che ero fresco reduce dal mondo dei morti, o degli spiriti, se preferite. 

Fortunatamente avevo ricominciato la scuola di mercoledì, per cui il fine settimana arrivò prima. Giuseppe mi disse che era in contatto con Ruben Zambrano, l'insegnante di educazione motoria del Codazzi. Quel venerdì, infatti, si festeggiava il Dia del maestro e a scuola ci fu il solito brindisi (non essendo riusciti a farmi fuori, mi festeggiavano, quegli infami...).  
Al brindisi Giuseppe Rinaldi e il prof di educazione fisica parlarono per tutto il tempo. 
Quando ci vedemmo in serata, al solito bar di plaza Chacaito, Giuseppe mi disse che Ruben Zambrano gli aveva scritto un messaggio. Il prof di ginnastica, originario di Merida,  era in serie difficoltà: lo assediavano varie femmine e richiedeva il nostro intervento. Più che un messaggio pareva un Sos...
Come potevamo rifiutare?
Terminammo le nostre birre e ci mettemmo in viaggio. Destinazione: Club de la Guardia, zona Paraiso: non poteva esserci luogo migliore per ricominciare a vivere...
Raggiungemmo il nostro collega ancora incolume che ci presentò una carovana di persone. Almeno tre figliole erano di mio gradimento.
Il Club de la Guardia era una sorta di dopolavoro dell'esercito venezuelano. Era distribuito su un'area abbastanza grande e si entrava solo per conoscenza. Non mi dispiaceva perché era per lo più all'aperto, semplice e popolare. La musica non era chiassosa, e pazienza se c'era solo musica locale. Era un luogo ideale per chi sapeva ballare i ritmi caraibici.
Il gruppo di Ruben era situato in una zona che terminava con un cortile. Sul muro di quel cortile era dipinto a lettere cubitali la scritta "Barinas linda!". Omaggio al luogo che ha dato i natali al presidente Chavez. Alcune amiche di Ruben mi fecero un corso accellerato di salsa venezuelana. Molto istruttivo, anche se sono stato un pessimo allievo.
Ad un certo punto della serata, me ne andai a fare un giro per il club. C'erano zone poco illuminate con cespugli e aiuole ed altri spazi coperti dove la gente ballava. Nel complesso dava l'idea di un luogo molto frequentato ma tranquillo. 
Durante il mio giro di ricognizione vidi, per la prima volta, la nipote di Franco Chirico. 
Era il 14 gennaio 2005. La vidi senza conoscerla e senza essere visto in quanto parlava animatamente con una ragazza della comitiva. Una di quelle che mi piacevano, per intenderci. Forse fu proprio per cercarla che vidi la nipote di Franco Chirico, massimo editore del Cammino Neocatecumenale e amico personale di Kiko Arguello, nonché capo-setta della comunità neocatecumenale frequentata dai miei genitori dai primi anni '90. 


Franco Chirico e la cricca Codazzi di Anna Grazia Greco


Parlava la sciacquetta, in una zona poco illuminata, ma più precisamente impartiva istruzioni. Aveva 25 anni circa, la faccia slavata, gli occhiali e i capelli castani non molto lunghi, legati dietro con una piccola coda. Ostentava lo stesso piglio della Greco (Anna Grazia, una fuorilegge a Caracas), ovvero lo stesso modo del cazzo di blaterare senza ascoltare. Odiosa solo a vedersi.
Quello del Club della Guardia è stato il primo di 3 incontri certi, che ho avuto con quella troia della nipote di Franco Chirico. ma non escludo di averla avuta tra i piedi in diverse altre occasioni, dal momento che aveva frequentato il Codazzi e abitava a due passi da casa mia...

approfondimento: 
  1. Il dopo commissione ministeriale
  2. Il rientro a scuola (gennaio 05) 

giovedì 27 novembre 2014

In principio era l'immagine | L'Homo sapiens è nato artista - Emmanuel Anati

Quando avviene una nuova scoperta nel campo dell'arte preistorica, si meravigliano tutti. Io penso invece che dovremmo meravigliarci di questa meraviglia. L'inventario mondiale dell'arte preistorica curato dal Centro camuno ha già messo in archivio siti che contengono più di 50 milioni di pitture e incisioni rupestri e ha identificato 150 aree principali, distribuite su tutti i i continenti: dalla Siberia alla Patagonia, all'Australia, alla Tanzania, al Sahara, al Canada e ovviamente all'Europa.
È un patrimonio incalcolabile che finalmente ci fa prendere coscienza dell'universalità del fenomeno arte. L'Homo sapiens, da quando è apparso sul pianeta 50.000 anni fa, era artista. È nato artista ed è rimasto tale. La produzione dell'arte è per lui un'esigenza vitale. Come mangiare, bere o dormire. Dietro questa pretesa di mettersi in contatto con l'Aldilà, con gli dei, con le forze soprannaturali, nel subconscio dell'uomo c'è soprattutto e prima di tutto l'esigenza di comunicare con il prossimo, con gli altri uomini. E questa è una delle spinte dell'attività artistica. Ma l'immenso patrimonio dell'arte rupestre ci racconta anche un'altra storia: quella di 50.000 anni di umanità, 45.000 dei quali senza scrittura. Tutte quelle popolazioni che sono state escluse dalla Storia con la esse maiuscola perché non avevano un linguaggio scritto entrano dunque a farne parte a pieno titolo grazie all'arte, che ci permette di ricostruire le vicende, le emozioni, le credenze, la religione.
Un altro aspetto importante di quelle che potremmo chiamare le Cappelle Sistine dell'infanzia dell'uomo è la loro pluralità di funzioni: un fatto che ci è confermato indirettamente dallo studio di cacciatori-raccoglitori che ancora realizzano arte rupestre, come i Boscimani africani o gli Aranta australiani. Ci sono siti all'aperto e altri che sembrano scelti proprio per l'estrema difficoltà di accesso. Una delle funzioni più comuni era quella iniziatica: la grotta o l'area sacra era una specie di università, un luogo dove si andava ad imparare le regole della vita sociale e si veniva iniziati all'età adulta e alla sapienza. Altri siti servivano a finalità divinatorie, o avevano una funzione sciamanica: lo sciamano vi si rifugiava per parlare degli antenati, con gli spiriti degli animali o con altre forze dell'Aldilà. 

Pitture rupestri di leoni - Chauvet

Spesso le funzioni si soprapponevano, se l'"istruttore" dell'iniziazione era anche sciamano; allora le grotte erano segretissime e riservate agli iniziati in momenti determinati dell'anno. È probabile che fosse proprio questa la funzione della grotta Chauvet.
Emmanuel Anati - Airone (maggio 1995)

venerdì 21 novembre 2014

Federico Garcia Lorca, "Cielo vivo" | Pittura figurativa contemporanea: "Bimbi e gallo", olio su tela di Enrico Cajati


Cielo vivo
Non potrò lamentarmi

se non ho trovato quel che cercavo.

Vicino alle pietre senza succo e agli uccelli  vuoti

non vedrò il lutto del sole con le creature in carne viva.


Ma andrò al primo paesaggio

di colpi, liquidi e rumori

che penetra un bambino appena nato

e dove ogni superficie è evitata,

per capire che quello che cerco avrà il suo centro d'allegria

quando volerò mescolato all'amore e alle arene.


Lì non giunge la brina degli occhi spenti

né il muggito dell'albero assassinato dai bruchi.

Lì tutte le forme hanno intrecciate

una sola espressione frenetica di slancio.


Non puoi avanzare negli sciami di corolle

perché l'aria dissolve i tuoi denti di zucchero

né puoi accarezzare la fugace foglia della felce

senza provare lo stupore definitivo dell'avorio.


Là sotto le radici e nel midollo del vento

si comprende la verità delle cose equivocate,

il nuotatore di nickel che spia l'onda più fine

e la mandria di vacche notturne con rosse zampe di donna.


Non potrò lamentarmi

se non ho trovato quello che cercavo:

ma andrò al primo paesaggio d'umidità e di ululati

per comprendere che quello che cerco avrà il suo centro d'allegria

quando volerò mescolato all'amore e alle arene.



Volo fresco di sempre sopra letti vuoti,

sopra gruppi di brezze e di barche arenate.

Passo vacillando la dura eternità fissa
e amore senz'alba. Amore. Amore visibile!

Cielo vivo, Federico Garcia Lorca

Bimbi e gallo, olio su tela - Enrico Cajati