Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati
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sabato 10 ottobre 2015

Erich Fromm, capacità e dominio: la definizione del potere

Potere: si tratta di un termine che può assumere sul piano psicologico due significati molto diversi. Secondo Fromm, «uno è il possesso di un P. su qualcuno, la possibilità di dominarlo; l'altro significato è il possesso del P. di fare qualcosa, di essere capace. Quest'ultimo significato non ha nulla a che vedere con il dominare; esprime padronanza nel senso di capacità. Quando parliamo di impotenza, abbiamo in mente questo signi­ficato; non pensiamo alla persona che non riesce a dominare gli altri, ma alla persona che non è in grado di fare quello che vuole. Perciò il P. può significare una di queste due cose: dominio o capacità. Lungi dall'essere identiche, queste due qualità si escludono a vicenda. L'impotenza, usando il termine in riferimento non solo alla sfera sessuale, ma a tutte le sfere della potenzialità umana, dà luogo all'impulso sadico a dominare; nella misura in cui un individuo è capace, cioè in grado di realizzare le sue possibilità sulla base della libertà e dell'integrità del suo io, non ha bisogno di dominare, e non prova alcuna brama di P. Il P, nel senso del dominare, è la perversione della capacità, proprio come il sadismo (v.) sessuale è la perversione dell'amore sessuale» (Fromm,_1963, p. 134).
Scrittori e opere - Storia e antologia della letteratura italiana, Marchese/Grillini

Nudo, acrilici su tavola 1996 - Gianluca Salvati

sabato 4 ottobre 2014

Venezia, regina del'Adriatico | Le religioni lottano per il potere: La battaglia di Lepanto

La regina dell'Adriatico ebbe, al pari dell'antica Roma, una lunga e sontuosa decadenza. Stava perdendo nei confronti del Portogallo il commercio marittimo con l'India e presto avrebbe risentito della concorrenza olandese.
Subiva l'urto dell'espansione marittima dei Turchi; le sue navi e i suoi comandanti furono tra i fattori principali della vittoria sui Turchi a Lepanto (1571), ma pochi mesi dopo cedette Cipro, e quindi il suo commercio con il Mediterraneo orientale era soggetto al consenso e alle condizioni dei Turchi. Venezia lottò valorosamente per fronteggiare quella trasformazione.

La battaglia di Lepanto
Collegandosi ad Aleppo con le carovane dell'Asia centrale, rimediò in parte al diminuito commercio marittimo con l'Oriente. Le sue navi ancora dominavano l'Adriatico. partecipava agli utili della tratta degli schiavi che ora infamava Portogallo, Spagna, Inghilterra. I possedimenti di terraferma - Vicenza, Verona, Trento, Trieste, Aquileia, Padova - prosperavano economicamente e aumentavano di popolazione. Le industrie continuavano a eccellere nel vetro, le seta, i merletti e oggetti d'arte di lusso.
Il Banco di Rialto, fondato nel 1587 dopo il fallimento di molte banche private, poneva la forza dello Stato dietro la finanza veneziana, e servì da modello a istituti analoghi a Norimberga, Amburgo, Amsterdam. I viaggiatori stupivano dinanzi alle bellezze dell'architettura e delle donne di Venezia, dinanzi alla pulizia delle strade, e alla tenace stabilità governativa.
La politica estera di Venezia mirava a mantenere l'equilibrio tra Francia e Spagna, a evitare che l'una o l'altra assorbissero l'indebolita Repubblica; di qui il pronto riconoscimento di Enrico IV, per rafforzare la Francia dilaniata dalla guerra. Nel 1616 il vicerè spagnolo di Napoli, il duca di Osuna, prese parte ad un complotto con l'ambasciatore di Spagna a Venezia per rovesciare il Senato e fare della Repubblica una dipendenza della Spagna. Filippo III, secondo i modi prudenti dei governi, dette il suo beneplacito all'iniziativa, ordinando però a Osuna di procedere "senza far sapere a nessuno che state facendo questo con mia cognizione, e facendo credere che agite senza ordini". La Signoria veneta aveva le migliori spie d'Europa, la congiura venne scoperta, i cospiratori sul posto furono arrestati, e una mattina il popolo fu edificato vedendoli, impiccati nella piazzetta di San Marco, fissare con occhi spenti i piccioni felici.
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

venerdì 14 giugno 2013

Erich Fromm, l'autorità anonima - Il potere nel XX secolo

[...]  Sia che una madre dica alla figlia: "So che non ti piacerà uscire con quel ragazzo"; o che una reclame suggerisca: "Fumate questa marca di sigarette: vi piacerà la loro freschezza": è sempre una stessa atmosfera di sottile suggestione che in realtà pervade tutta la nostra vita sociale. L'autorità anonima è più efficace dell'autorità palese perché non si sospetta mai che ci sia un ordine che si è tenuti ad osservare"
(Erich Fromm, 1963)

[...]  L'autorità alla metà del ventesimo secolo ha mutato il suo carattere; essa non si presenta più come autorità manifesta, bensì come un'autorità anonima, invisibile, alienata. Non c'è nessuno che ordini, né una persona, né un'idea, né una legge morale. Però tutti ci conformiamo come e più di quanto non si farebbe in una società fortemente autoritaria. Infatti, non c'è nessuna autorità, al di fuori di "oggetti". Quali sono questi "oggetti"? Il guadagno, le necessità economiche, il mercato, il senso comune, l'opinione pubblica, quel che "si" fa, "si" pensa, "si" sente. Le leggi dell'autorità anonima sono invisibili quanto le leggi del mercato, e altrettanto incontestabili. Chi può attaccare l'invisibile? Chi può ribellarsi contro Nessuno?"
(Erich Fromm, 1964)

Il signor Nessuno, olio 2007 - Gianluca Salvati

martedì 13 marzo 2012

Segreti di Stato e omertà - Paolo Scartozzoni: la delegazione MAE

Qualche mese prima che Enrico De Simone giungesse a Caracas, avevo domandato alla dott.ssa Ornella Scarpellini, rappresentante del Ministero degli Esteri (italiano): “il diritto non è cultura ?” (Auditorium della scuola “Agustin Codazzi” - 10/03/2005). La funzionaria che aveva appena esposto le linee guida del suo ministero, mi aveva candidamente risposto: “No, il diritto non è cultura.”
La platea accolse silenziosamente l'asserzione.

Era passato da poco il carnevale, ma, evidentemente, per alcune istituzioni italiane il carnevale dura 365 giorni all'anno, specie se spalleggiate da un governo di pagliacci, tutto chiacchiere e distintivo. Chiacchiere e distintivo.
La mia domanda era necessariamente provocatoria, ma la risposta era da medio evo, o peggio, da età della pietra. 
Chissà cosa avrebbe risposto il signor Vivanco a quell'affermazione. Come se non bastasse, i rappresentanti istituzionali si proclamarono impotenti rispetto a quei delinquenti in grisaglia della giunta del Codazzi, nonostante il ministero elargisse un lauto assegno ogni anno al Codazzi. Dunque in assenza di un segreto di Stato, calava automaticamente l'omertà di Stato.
Come ho già scritto, eravamo senza contratto (a tempo determinato). Io avevo rischiato la pelle per un avvelenamento, che a quei tempi (ero ancora ingenuo) pensavo fosse stato un accidente. 

Serpente alchemico, rappresentazione plastica regime come sistema chiuso

Eppure, non potevamo accampare diritti, mentre quei signori venuti da Roma, degni rappresentanti della loro istituzione, dovevano dirci cosa fare in classe dato che avevano regalato la paritarietà a quella scuola...
Il giorno dopo mi assentai, avevo una reazione di schifo verso quella gente.
Che strumenti avevo per far valere i miei diritti?
Come potevo rivalermi nei confronti di quell'essere, perché uomo non si poteva chiamarlo, quella checca incravattata che aveva osato sbeffeggiami dal palco?