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martedì 15 maggio 2012

Massoneria: Gran Maestro e 'fratelli coperti'

Il generale Battelli, penultimo Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, testimoniando dinanzi alla commissione parlamentare, almeno su questo punto era stato chiaro. “Per entrare in massoneria, fatta la domanda, cioè avvenuta la presentazione, l'interessato o il candidato viene sindacato da tre 'fratelli' autorizzati a chiedere informazioni su di lui. La sua fotografia viene esposta nella sala dei passi perduti, le sue qualifiche, la sua questione, viene discussa per tre volte nell'officina”. (Officina, nel linguaggio massonico, è sinonimo di loggia.)
L'ingegner Siniscalchi, entrato in massoneria nel 1953 e uscito nel 1976, era stato ancora più preciso. Ciascuno dei “fratelli inquisitori”, persone diverse dai presentatori, doveva redigere una “tavola informativa”, una relazione scritta. Inoltre ogni massone gode del diritto di visita, può partecipare, se lo crede opportuno, ai lavori di qualsiasi loggia. Tutti i “fratelli” iscritti nelle liste del Grande Oriente hanno la facoltà di presentarsi in loggia il giorno in cui si vota sull'accettazione di un aspirante e mettere una pallina nera nell'urna. Queste votazioni avvengono, con la garanzia del segreto, per tre riunioni successive. Vi partecipano decine di massoni regolarmente iscritti alla loggia, più gli eventuali “esterni”. Bastano tre palline nere per bocciare un candidato. Se i voti contrari sono sette, l'aspirante non può essere accolto nemmeno in un periodo successivo. […] L'aspirante deve frequentare la loggia, “lavorare” nell'“officina” almeno due volte al mese. Deve impegnarsi alla riservatezza e consegnare un veritiero resoconto del suo passato al capo della loggia, o Maestro Venerabile. Costui inserirà il suo nome in un elenco o “pié di lista” che sarà custodito a Palazzo Giustiniani. Ogni “fratello” avrà il diritto di consultarlo. Due controlli: dall'alto attraverso un ispettore, dal basso attraverso il “diritto di visita”, che consente a qualsiasi massone di partecipare anche ai lavori di una loggia della quale non fa parte. […] Come avrebbe scritto Salvini, in un documento ufficiale, “possono esistere per particolari ragioni di opportunità, note soltanto al Gran Maestro, fratelli 'coperti' con tutti i doveri e i diritti comuni ad ogni massone tranne quello di essere assegnati a una loggia e partecipare ai lavori”. Lo stesso Gran Maestro raccoglieva i nomi di questi fratelloni “all'orecchio”, dalla “bocca” del suo predecessore. Nel fiorito linguaggio massonico, ciò stava a significare che costoro non erano soltanto esonerati dalle riunioni mensili. Essi godevano anche di un grosso privilegio: potevano tener nascosta la loro appartenenza alla massoneria ai profani e agli stessi “fratelli”. Il Gran Maestro era il depositario del loro segreto. Serbava nella “memoria” i loro nomi e al momento di lasciare la carica li bisbigliava, appunto, all'orecchio del successore. Ma la memoria non è infallibile e i nomi erano parecchi. Anzi tendevano sempre ad aumentare. Da qui l'esigenza di un “pié di lista”, corredato dai documenti che comprovassero l'iniziazione. Ma, a differenza degli elenchi dei fratellini, quello dei fratelloni non veniva depositato alla segreteria del Grande Oriente, a Palazzo Giustiniani. Per garantire una copertura davvero completa, i documenti li teneva il Gran Maestro. 
Gianfranco Piazzesi, Gelli – La carriera di un eroe di quest'Italia; ed. Garzanti


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