Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati
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domenica 8 marzo 2015

La cugina della mia donna e la stazione di Casablanca

A Casablanca avevo una donna che spesso veniva a dormire a casa mia. 
Sua cugina, una giovane insegnante di educazione fisica in un luogo sperduto del Marocco, tornava a Casablanca appena poteva, perché c'era più vita, così ci si vedeva spesso...
Si era nel mese di aprile  o forse di maggio, ma non oltre, e una sera che la mia donna si fermava da me, sua cugina mi chiese se poteva approfittare della mia ospitalità, dato che partiva all'indomani mattina.
Le risposi che andava bene. Senonché, la cugina si svegliò nel cuore della notte perchè aveva il treno che partiva a momenti. E voleva essere accompagnata alla stazione.
A quel punto mi arrabbiai. Che senso aveva partire a quell'ora. Tanto valeva partire prima, così non mi rompeva le scatole nel pieno della notte.
La mia donna trovò giuste le mie rimostranze e gliene disse un paio, del tipo che io all'indomani andavo al lavorare, non ero mica in vacanza...
Ad ogni modo, appena fui pronto l'accompagnai. Appena scendemmo in strada si avvicinò un taxi, uno dei soliti taxi rossi, ma in un modo così silenzioso che pareva pattinare sull'olio. 
A fianco all'autista c'era una donna, cosa assai curiosa per quell'ora. Pensai che il tipo del taxi si annoiasse a passare la notte da solo.
Per strada io e la cugina non ci scambiammo una parola: ero troppo arrabbiato e pieno di sonno per dialogare. E poi non era quello il modo di comportarsi...
Giunti alla stazione, piena di gente anche a quell'ora, la cugina scese e andò. Ma il taxi ci mise un po' troppo per ripartire e questo destò i miei sensi... I due avanti, il conducente e la compagna non parlavano, ma le loro occhiate erano piuttosto eloquenti.
Seguii lo sguardo di lei fuori dall'auto. Era diretto alla cugina della mia donna con troppa partecipazione. Guardai meglio e mi accorsi che la ragazza stava piangendo. 

Non era il caso di piangere per due critiche, tra l'altro motivate, pensai. 
La signora e l'autista, però, erano di un altro avviso: lei a quel punto cercò la cintura di sicurezza che fino a quel momento non aveva, e, nel prenderla, fece un gesto piuttosto enfatico che mi permise di guardarle bene le mani e poi il resto del volto e capire che quella seduta davanti a me non era una donna, bensì un travestito. 
La macchina ripartì, silenziosa come sempre, e i due non si scambiarono neanche un cenno.
Arrivai a destinazione, anche stavolta, sulle mie gambe.


Piazzale esterno della stazione ferroviaria di Casablanca - Marocco