Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati
Visualizzazione post con etichetta La Voce d'Italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta La Voce d'Italia. Mostra tutti i post

venerdì 14 ottobre 2016

Caveliere Kadosh - Aquila Bianca e Nera


Più complessi sono le valenze e il sim­bolismo dei gradi addizionali propri del Ri­to Scozzese che in più presentano diffe­renze notevoli nei rituali dei vari Paesi (in alcuni casi il loro snelli mento ha portato all'abolizione di alcuni gradi). Pertanto è impossibile prenderli in considerazione nel dettaglio a partire dal 4° (Maestro Se­greto) fino al 330 (Sovrano Grande Ispet­tore Generale). Dal punto di vista dei con­tenuti simbolici si riscontrano un am­pliamento della leggenda di Hiram e rife­rimenti, oltre che alla Bibbia (l'Arca San­ta, per esempio), alla tradizione cavalle­resca, al Templarismo, alla Rosa-Croce.
Uno dei gradi che, all'esterno della Massoneria, ha suscitato più fraintendi­menti è quello del cavaliere Kadosh (o dell'Aquila Bianca e Nera), collegato alla leggenda templare con esplicito riferimento alla morte di Jacques de Molay. 


Los hermanitos della ragazza di Piero Armenti - El Junkito

Il tema spirituale è sempre la morte-rinascita e più specificamente il tema iniziatico del distacco. Ma, come in molti miti in cui l'eroe o il dio soc­combono alle forze delle tenebre, la vitti­ma deve essere vendicata. Così questo gra­do è detto della vendetta, nel senso che ci si deve impegnare affinché la verità e la giustizia vincano sul male. Anche a cau­sa della complessità di questa problema­tica la vendetta templare è stata erronea­mente interpretata come uno degli obiet­tivi della Massoneria e una minaccia sem­pre incombente per chiunque si opponga ai suoi disegni. 
La Massoneria - Il vincolo fraterno che gioca con la storia, ed. Giunti

lunedì 18 febbraio 2013

La Voce d'Italia, Caracas | Carlo Fermi e Vartan Puiguian: giovani professionisti a Caracas

Secondo i diretti interessati - specie giovani laureati, professionisti e imprenditori – tanti vantaggi oscurano le note negative del Paese latino-americano

CARACAS – Un’inchiesta sulle ragioni che rendono il Venezuela punto di approdo sempre più gradito a coloro che ancora oggi emigrano dall’Italia viene pubblicata nel numero odierno del quotidiano italo-venezuelano La Voce d’Italia. Il Paese latino-americano – si legge - “sembra aver spalancato le porte a questi giovani pionieri stanchi di bussare a sempre nuove porte, stanchi di pregare per un impiego e di lavorare per sopravvivere”. L’Italia infatti sembra non offrire, specie ai più giovani, le condizioni di vita sperate e la possibilità di intraprendere e percorrere la propria strada, soprattutto dal punto di vista lavorativo.

Proprio ai giovani emigrati - professionisti, imprenditori, insegnanti di italiano, tirocinanti presso ambasciate e consolati – La Voce d’Italia ha domandato i punti di forza e di debolezza del Paese che hanno scelto come patria d’adozione e i motivi che hanno determinato la decisione di restarvi. Emerge il quadro di una realtà ricca di spazi, opportunità e mobilità, che accoglie tanti stranieri. Gli italiani affermano che abbandonarsi ai paragoni con l’Italia è sbagliato, che occorre pensare che si tratta di un diverso Paese, con pregi e difetti, per viverci bene. Del resto, è già numerosa la presenza della locale comunità italiana, verso cui i venezuelani nutrono grande rispetto.

Tra gli intervistati, Vartan Puiguian, 31 anni, laureato in lingua e cultura italiana, oggi direttore didattico dell’Istituto Italiano di Cultura a Caracas, il quale ammette di non voler tornare in Italia: “dal mio punto di vista la Penisola è ferma e non ha nulla da offrire. Non vi tornerei – aggiunge - nè per le relazioni sociali, nè per quelle personali. Qui viene dato più spazio al cittadino e se uno vuole, riesce a fare ciò che si prefigge”. Unico lato negativo “lo stress estremo del vivere quotidiano – afferma Vartan – che rende tuttavia ogni risultato una battaglia vinta”.

Una forte attrazione esercitano le condizioni politiche e sociali del Venezuela: Elvira Rizzo, 46 anni, a Caracas da un anno, afferma, per esempio, di essere venuta qui “per imparare da questo Paese, per essere parte delle innovazioni politiche, dentro al movimento bolivariano”. Elvira è laureata in filosofia e lavora come professoressa di italiano nel Colegio Bolívar y Garibaldi. Interesse analogo emerge dalle parole dei tirocinanti del progetto promosso dal Mae e dal Consiglio delle Università italiane, che testano sulla propria pelle le vita delle sedi consolari e diplomatiche all’estero: “ho scelto il Venezuela perché volevo vedere da vicino i successi della rivoluzione bolivariana di Chavez, dato che i principali media europei ne parlano in modo negativo– afferma Fabrizio, laureato in scienze diplomatiche; Alessia, mentre approfondisce la sua formazione in relazioni internazionali, conferma di trovare “affascinate la situazione politico-sociale locale”.

Numerosi sono anche gli imprenditori che hanno scelto il Venezuela come contesto professionale, magari dopo un breve viaggio turistico. Tra gli intervistati, Guglielmo Cruciani, 39 anni, di Roma, arrivato in Venezuela come turista nel 1991, oggi rappresentante nel paese latino-americano delle società italiane del settore salute che qui esportano i loro prodotti. Guglielmo è molto critico nei confronti del suo Paese: “in Italia lavori per sopravvivere. Anche  solo, - aggiunge - con un superstipendio di 3000 euro al mese, non ce la fai. Il Venezuela, invece, ti dà opportunità che non ci sono in Europa. Nonostante tutte le critiche, economicamente parlando è un paese florido, ricco di opportunità e di risorse”.

Carlo Fermi, 29 anni, laureato in economia all’Università Bocconi, oggi è il responsabile della filiale in Venezuela dell’impresa FTC che esporta macchinari e materiali nel settore agroalimentare. E’ arrivato in Venezuela quattro anni fa per incontrarsi con un amico e visitare il Paese. “Sono sempre stato in cerca di nuove esperienze all’estero, - dice - che reputo altamente formative sia dal punto di vista personale che professionale”. Del Venezuela “mi affascina l’attitudine sempre positiva della gente, - prosegue - ben distinta dal pessimismo che a volte domina la società dei paesi industrializzati”. Fra i dati negativi punta il dito sull’insicurezza, il poco rispetto dell’ambiente e, talvolta, la superficialità della gente.

Carlo Fermi, imprenditore italiano a Medellin, Colombia
Si arriva anche, completata la formazione universitaria, per costruirsi il proprio percorso professionale in un ambiente più stimolante e predisposto a incentivare la crescita personale. Fabio Serra, 28 anni, originario di Napoli, racconta di aver trovato lavoro su internet rispondendo ad un’offerta riguardante l’insegnamento della lingua italiana. “Qui ci sono tanti spazi vuoti dove potersi inserire e più che l’imprenditoria, – spiega Fabio – la fuga dall’Italia è dell’intelligencia.
Come me, tutti gli italiani immigrati riscontrano in Venezuela un bisogno di saperi ed un confronto impossibile da trovare in Italia. Qui emerge il valore alla conoscenza e il sapere ha un riscontro nel mercato del lavoro. Inoltre le persone cambiano spesso impiego creando un riciclo continuo ed una sempre nuova offerta di opportunità. Nel Belpaese questo non accade: c’è solo immobilità e concorrenza”
Anche Michele, un marchigiano di 29 anni, laureato in filosofia, conferma l’apertura del mercato del lavoro. “Una volta qui, in America Latina, ho ricevuto numerose offerte di lavoro interessanti - racconta. - Questo è molto gratificante per me in quanto, come molti giovani in Italia, ero stanco di bussare a tutte le porte, stanco di pregare per un impiego, stanco di lavorare gratis. Per questo consiglio a tutti i miei amici di andarsene dall’Italia”.

“Qui in Venezuela c’è più libertà rispetto all’Italia, - conclude Andrea, 33 anni, di Alessandria, una laurea in antropologia culturale. – E’ finalmente possibile non essere schiavi del lavoro e ritagliare del tempo per se stessi. E, cosa più importante, c’è rispetto per il lavoratore”.

Pubblicato da JOHNNY MARGIOTTA
Barbara Meo Evoli, Monica Vistali / La Voce D'Italia


What? stampa su carta dic. 2004, Caracas - Gianluca Salvati

venerdì 8 febbraio 2013

La voce d'Italia, Caracas | Maracaibo, ucciso il capo dell’antisequestro - Enrico De Simone

MARACAIBO – Guglielmo De Franceschi, comandante del gruppo unificato antisequestri nello Zulia, cittadino italiano, è stato assassinato sabato sera da tre killer che lo hanno freddato mentre si trovava a cena in un locale pubblico. La Polizia Regionale ha parlato di “tentativo di rapina”, ma i testimoni non ci credono: quello a cui abbiamo assistito, affermano, è sembrato più un omicidio su commissione. L’ambasciata italiana, appresa la notizia, ha espresso il suo più profondo cordoglio per la perdita di un funzionario capace e leale, con il quale tante volte ha collaborato nei casi di sequestro che hanno coinvolto connazionali. Attualmente, De Franceschi – sposato con figli – rappresentava il contatto tra l’esperto antisequestri dell’ambasciata e le autorità venezuelane relativamente al caso di Giacomo Cunsolo, il cittadino italiano rapito a marzo nello Zulia. 

Secondo quanto riferito dal quotidiano edito a Maracaibo “Panorama”, De Franceschi, da sei mesi comandante del Grupo Antiextorsión y Secuestros (Gaes) del Comando Regional número tres (“Core 3”), tenente colonnello della Guardia Nacional, è stato ucciso da dieci colpi d’arma da fuoco alle 8.50 di sabato sera, mentre si trovava in un locale di cucina araba del centro commerciale North Center di Maracaibo, poco distante dalla sede del Core 3. Testimoni hanno riferito che la vittima era arrivato da poco, in compagnia di una donna la cui identità non è stata resa nota. Jesús Alberto Cubillán, direttore della Policía Regional (PR), ha dichiarato che, al momento, si ritiene che De Franceschi sia vittima di un tentativo di furto da parte di soggetti che volevano impossessarsi del fuoristrada Ford Explorer con cui l’ufficiale si era recato sul posto. “A quanto sappiamo, De Franceschi è stato intercettato da diversi uomini mentre stava mangiando – ha detto Cubillán – presumiamo che gli hanno chiesto le chiavi dell’auto”. Ha quindi aggiunto che non è noto se il tenente colonnello, che era in borghese, abbia estratto l’arma di servizio, o se abbia tentato una reazione. Alcuni commercianti della zona, però, propendono per l’ipotesi del delitto su commissione: “Il fuoristrada si trovava piuttosto lontano dal ristorante, e gli assassini non hanno mai dato l’impressione di essere interessati al veicolo – ha detto un testimone. – Lo hanno preso per il collo, gli hanno sparato tra le costole e lo hanno terminato quando era steso per terra”. Un racconto assai crudo, che però non coincide con un’altra testimonianza secondo cui gli assassini non sono neanche scesi dalla loro auto; passando davanti al tavolo di De Franceschi lo hanno chiamato per nome, e al suo voltarsi lo avrebbero crivellato con almeno dieci colpi di pistola. La Guardia Nacional e Polimaracaibo – la polizia cittadina – non si uniformano al giudizio della PM, e parlano apertamente di furto o “sicariato”.
La Voce d'Italia, 24 agosto 2008 da Enrico De Simone - 25/8/08


mercoledì 6 febbraio 2013

Carlo Fermi, La Voce d'Italia - Caracas | Imprese, così l'Italia in Venezuela

CARACAS – La presenza delle imprese italiane in Venezuela è piuttosto diffusa considerata anche la grande comunitá italiana residente nel Paese.

Gli investimenti italiani si concentrano in diversi settori prioritari dell’economia tra i quali:

Petrolchimica: Snamprogetti ha realizzato diversi impianti di fertilizzanti e un impianto di urea e ammoniaca grass-roots. L’ENI ha firmato un accordo riguardante l’area occidentale del Golfo di Paria per l’esplorazione del gas e del petrolio oltre a detenere una quota del 40% nella partnership con la società petrolífera internazionale CONOCO. L’ENI ha inoltre acquistato la società petrolífera britannica LASMO (ENI DACION), ma attualmente si trova in disputa per lo sfruttamento dell’area di Dacion, a causa del passaggio forzato ad un regime di proprietà mista imposto dal governo venezuelano, in cui la PDVSA possiede la maggioranza azionaria.

Infrastrutture: Astaldi, Ghella-Sogene, Trevi SpA, Impregilo partecipano in diversi lavori tra cui la costruzione della prima tappa del sistema integrale di collegamento ferroviario Caracas-Puerto Cabello, nonché della seconda fase del progetto che riguarda il tratto Puerto Cabello-La Encrucijada, la Metropolitana Caracas-Los Teques e quella di Valencia. Il Gruppo Techint è invece presente in Venezuela dal 1957 nei settori dell’ingegneria industriale e siderurgico, mentre il Gruppo Trevi, anch’esso molto attivo nel Paese, fornisce servizi e macchine per la perforazione del sottosuolo. L’Ansaldo sta partecipando a due importanti licitazioni: per la trasformazione a gas di una centrale termoelettrica e di una sottostazione.

Trasporti: nel settore dei veicoli industriali è presente la Iveco, che sta attualmente ampliando il proprio impianto  d’assemblaggio che permetterà di aumentare la produzione del 10%. La Fiat ha trasferito l’attività produttiva in Brasile nel 1999, mantenendo una quota nel mercato venezuelano degli autoveicoli del 6%. Nel settore dei pneumatici la Pirelli gioca un ruolo fondamentale dal 1990, anno in cui ha rilevato il pacchetto maggioritario della ditta Neumaven (ex tecnologia Uniroyal) realizzando investimenti pari a 80 milioni di USD.

Difesa: la ditta Alenia ha recentemente raggiunto accordi con il ministero della Difesa per la fornitura di apparati per navi della marina militare nazionale e radar destinati al settore civile. La Fincantieri e la Otomelara sono in gara per l’affidamento di importanti commesse nel settore navale e degli armamenti della marina militare venezolana

Acciaio e Alluminio: la Danieli ha recentemente firmato con l’impresa statale venezolana CVG (Corporación Venezolana de Guayana) un accordo per la realizzazione di un’impresa mista, a maggioranza venezolana, per la costruzione di un grande complesso siderurgico che produrrà laminati d’acciaio di alta qualità. La FATA ha anch’essa firmato recentemente un protocollo d’intenti per la realizzazione di un progetto per la modernizzazione degli impianti di produzione di laminati in alluminio della impresa CVG-ALCASA, sussidiaria della Corporación Venezolana di Guayana.

Agroindustria: La Parmalat ha acquistato la società lattiero casearia statale INDULAC e ha realizzato altri investimenti pari a circa 17 milioni di USD in impianti di produzione, distribuzione e fornitura di assistenza tecnica agli allevatori. Il piano di ristrutturazione, prevede che la Parmalat de Venezuela continui ad operare come parte del gruppo italiano, anche se con dimensioni più ridotte, dato che è stata resa nota l’intenzione della ditta di vendere due suoi impianti per la lavorazione del latte in polvere, considerato un prodotto con scarsi margini di guadagno.

Telecomunicazioni: nel gennaio 2006 è stato annunciato l’acquisto della Digitel da parte della “Organizacion Cisneros” in cambio di un corrispettivo di 425 milioni di dollari. L’operazione dovrebbe costituire il primo passo verso la formazione di un conglomerato, diretto dalla stessa Digitel, che dovrebbe conservare il suo “top management” italiano e che continuerebbe ad utilizzare  la tecnologia e gli apparati della TIM per offrire i suoi servizi di telefonia su tutto il Venezuela. Telecom Italia era divenuto unico proprietario, rilevando le azioni di minoranza del terzo operatore, nel settore nel 2004.
 La Voce d'Italia, 09 maggio 2006 da Carlo Fermi-10/5/06


Carlo Fermi - La Voce d'Italia, 10/5/2006

domenica 3 febbraio 2013

Consorterie: Lucia Veronesi e la cricca Codazzi | Verso una soluzione dell’empasse Codazzi? - Piero Armenti & Minerva Valletta - Anna Grazia Greco

CARACAS- L’odissea della Codazzi continua. Venerdì 5 settembre i genitori e la giunta direttiva si sono incontrati nelle installazioni della scuola. Una riunione infuocata, cui ha preso parte anche la direttrice didattica dell’ambasciata, Anna Grazia Greco. Il nuovo responsabile amministrativo, Eleonora Vaccaro, ha presentato su lamine power point  lo stato finanziario della più antica delle scuole italiane in Venezuela. Con numeri e grafici ha mostrato come la Codazzi è in difficoltà economiche, ma chiedere soccorso allo Stato italiano è inutile. Il contributo che arriva è vincolato agli stipendi dei professori italiani, non dovrebbero comunque arrivare più di cinque giovani insegnanti. Che la Codazzi debba fare da sé, lo ha confermato anche Anna Greco. Ha ribadito come questa sia una scuola paritaria ma non statale, quindi rilascia titoli validi in Europa, ma economicamente deve sostenersi da sola.
 
Si è cercato di ricucire lo strappo tra la giunta direttiva guidata da Giovenco (oramai a fine mandato) e i genitori “ribelli”, guidati da Minerva Valletta. Sono stati quest’ultimi l’anno scorso a decidere di non pagare le rette, dopo che vennero raddoppiate nel giro di un anno, a distanza di tre mesi: settembre poi dicembre.


Minerva Valletta, factotum della Giunta Direttiva del Codazzi
Quattro, cinque famiglie hanno poi impuntato i piedi, si sono rivolti al ministero dell’Educazione venezolano per ottenere il blocco dell’aumento.La retta da pagare adesso è circa 770 BsF, non potrà essere modificata durante l’anno. Nel caso ce ne fosse bisogno, verranno concordati contributi aggiuntivi con i genitori.


Piero Armenti, La Voce d'Italia - Caracas
I problemi principali da affrontare ora sono due. Le spese legali per fare ricorso contro il ministero dell’Educazione, circa 200.000 BsF. Soldi che purtroppo graveranno sulle spalle dei genitori. Bisogna poi verificare caso per caso chi ha saldato i debiti dell’anno passato, si procederà poi all’iscrizione. Intanto riapre  regolarmente la scuola, a partire da martedì 8 settembre.

Pubblicato il 07 settembre 2008 da Piero Armenti - 7/9/08 

domenica 23 settembre 2012

Premio Italia, 2005 - Caracas | Piero Armenti, il barbone

Il bestione dovette ragionare in fretta e, dopo un rapido sguardo a me, si rivolse ad un barbone che si trovava in compagnia di una ragazza, poco distante da me. Cosicché, tra tante barbe finte, ecco spuntare una barba vera. Una barba incolta memore di un certo tipo di intellettuale di sinistra degli anni '70. Ma il tipo, a parte la barba, aveva il resto del look assolutamente destrorso. Il bisonte gli ringhiò qualcosa e lui gli rispose con un ringhio simile. Non mi preoccupai di capire cosa si stessero comunicando, in fin dei conti "parlavano la stessa lingua". Dopo questo scambio, il bestione si andò a parcheggiare altrove e la serata continuò con lo stesso senso di inutilità con cui era cominciata, ma senza ulteriori intermezzi.

Testa, stsmpa su giornale - La Voce d'Italia © - Gianluca Salvati