Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati
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sabato 21 febbraio 2015

Lucia Veronesi e Anna Grazia Greco, una squallida mafiosa a Caracas | La corte de' miracoli: Enrico De Simone, Antonio Nazzaro e Daniela Corrieri

Enrico De Simone è rientrato in Italia nell'autunno del 2008, lasciando vacante una cattedra di matematica presso la scuola Bolivar y Garibaldi di Caracas.
Nella stessa scuola lavoravano anche Daniela Corrieri e Antonio Nazzaro, ovvero la piccola corte de' miracoli di Anna Grazia Greco.
Daniela, ex compagna di un poliziotto della scorta personale di Berlusconi, lasciava Caracas nello stesso periodo di Enrico De Simone. Inoltre, i due ex colleghi della Bolivar y Garibaldi, vivono entrambi a Roma.
Quella doppia partenza non pianificata era indice di una certa ansia di lasciare il paese, dato che la scuola era appena cominciata: i due insegnanti abbandonavano un posto di tutto rispetto e ben retribuito (il pagamento avveniva in euro, a differenza del Codazzi che da 2 anni pagava in valuta locale). Ma bisogna aggiungere che la situazione stava evolvendo anche per la Bolivar y Garibaldi.
Di lì a poco l'insegnante Antonio Nazzaro, uomo tutto d'un pezzo, non avendo i titoli per insegnare, presenterà autodenuncia presso il Consolato Generale di Caracas (reame della Greco).
Quando certa gente si muove le cose diventano automaticamente contorte

Mi spiego meglio:
  • Se Antonio Nazzaro non aveva i titoli perché aveva accettato l'incarico?
  • Come faceva la Greco ad essere all'oscuro? Enrico De Simone e Daniela Corrieri hanno cominciato a lavorare alla Bolivar y Garibaldi dietro sua indicazione, difficile immaginare che per il Nazzaro le cose siano andate diversamente
Ad ogni modo "l'autodenuncia" del Nazzaro è stato il pretesto che serviva alla Greco per togliere il contributo ministeriale alla scuola Bolivar y Garibaldi.
Trovo interessante questa trasformazione moralista della Greco: appena nel 2005 aveva imposto il suo "fidanzato" alla Codazzi, con un contratto stratosferico, mentre noi insegnanti provenienti dall'Italia ne eravamo sprovvisti. 
Cose dell'altro mondo, anzi no, cose di una certa Italietta...

Ora ricordo come andarono i fatti: il 5 settembre 2005, primo giorno di scuola per gli insegnanti, alla riunione degli insegnanti della scuola italiana la Greco mi chiese di partecipare ai corsi di informatica del suo amichetto
Le risposi picche, non ero interessato. La Greco allora perse le staffe e cominciò a dare i numeri. Tra le cazzate che disse, una riguardava la Pubblica Amministrazione, di cui ella è senz'altro una rappresentante coi fiocchi. Mi redarguì dicendo che se avevo lavorato per la PA, dovevo essere a conoscenza del fatto che i corsi di aggiornamento sono obbligatori...
Continuai a rispondergli picche, se non altro perché dell'argomento ho una certa infarinatura. La Greco continuò a fare l'isterica, ma quando capì che stava facendo la sua figura, si rivolse alla coordinatrice, la quale mi disse che non avevo capito... e dalle minacce velate si passò alla richieste: sotto impulso della Greco la coordinatrice mi chiese alcune scartoffie, ovvero del lavoro in più da sbrigare. (La burocrazia come arma intimidatoria, certo non potevo pretendere che la Greco disseppellisse la lupara per farsi giustizia: stiamo parlando di un elemento che, per quanto antisociale, stava cercando di dare una patina di legalità alle proprie furfanterie...).
Comunque non le detti soddisfazione e ai corsi del suo amichetto, non ci andai neanche stavolta.

Sia come sia, la giunta Codazzi rifiutò "il fidanzato" della Greco come insegnante di informatica.
Il motivo è semplice, aveva lasciato che alcuni ragazzini di 4° elementare visionassero siti porno, come ho già scritto nei miei blog. Non so quanto abbia influito la discussione avuta con me, dato che ai primi di settembre la Greco era ancora convinta di riproporre lo stesso pacchetto di corsi al Codazzi...(a questo punto comincio a rivalutare i rappresentanti della giunta Codazzi...).
La Greco, per ripicca, chiese a Claudio Milazzo della Bolivar y Garibaldi di accettare "il suo fidanzato" come insegnante per gli stessi corsi che teneva alla Codazzi.
In cambio, la Greco (Anna Grazia, una fuorilegge per passione ndr) fece dirottare soldini dal ministero, ovvero denaro pubblico in cambio dell'assunzione al suo tipo.


 Il colloquio - Lucia Veronesi ed Enrico De Simone

Prima di approdare alla Bolivar y Garibaldi, Enrico De Simone si era candidato a insegnare alla scuola Agustin Codazzi.
Nel marzo del 2006, infatti, el Hombre Negro era rientrato in Italia. C'era una cattedra di matematica in attesa di un/una prof.
Enrico, che lamentava uno stipendio da fame come giornalista presso La Voce d'Italia, prese la palla al balzo e andò a fare il colloquio con la preside, Lucia Veronesi.
Forse lo vidi quel giorno stesso, si era con M e il De Simone era tutto impettito e speranzoso per come si era svolta l'intervista, a vederlo già si fregava le mani... sembrava molto convinto di sé.
Ebbene, non solo la preside non accettò Enrico De Simone come insegnante, ma aggiunse, a onore delle cronache, che l'aspirante prof "non gli era piaciuto"...
Tanto per ricordare chi era la dolce Lucia Veronesi e quanto fosse preziosa la sua stima. 
Va da sé che quel giudizio sulla persona era molto di più di una semplice opinione personale, come era parso a me in quei giorni: la trovai piuttosto severa come osservazione, ma, col senno di poi, ho capito invece quanto fosse corretto il suo giudizio su Enrico De Simone, e perché si fosse premurata di farlo circolare fra gli insegnanti. Se avessi prestato più attenzione alle sue parole, avrei certamente schivato l'agguato fascista di Plaza Chacaito.
Ma, a suo tempo, non gli detti molto peso: mi ci vorranno due lunghi anni per realizzare la sostanziale verità di quell'affermazione.
E questa consapevolezza mi è giunta a fine agosto del 2008 proprio lì, a Caracas.

El pajaro


sabato 25 ottobre 2014

Paolo Sarpi: la fede della conoscenza | Venezia e il potere papale

La tranquilla e austera oligarchia che commerciava, attribuendo loro libertà di religione, con uomini di tutte le fedi, assunse un atteggiamento di notevole indipendenza verso il papato, tassando il clero, sottoponendolo al diritto civile, e vietando, senza il suo consenso, l'erezione di nuovi altari o conventi e la donazione di terre alla Chiesa. Un gruppo di statisti veneziani, guidati da Leonardo Donato e Nicolò Contarini, si oppose particolarmente alle pretese del papato di affermare il proprio potere nella sfera del temporale. Nel 1605 Camillo Borghese divenne Paolo V, l'anno dopo Donato fu eletto doge; questi due uomini, i quali erano stati amici quando Donato era ambasciatore di Venezia a Roma, si affrontarono ora in una lotta fra la Chiesa e lo Stato, che rievocava, a cinque secoli di distanza, la contesa fra Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV. E il papa Paolo V fu scandalizzato nello scoprire che chi guidava intellettualmente il partito anticlericale in Venezia era una altro Paolo, Paolo Sarpi, un frate servita.
Sarpi, diceva Molmenti, era "la più alta intelligenza che Venezia abbia mai prodotto". Figlio di un mercante, entrò nell'ordine dei serviti a tredici anni, si imbevette appassionatamente di nozioni, e diciottenne sostenne a Mantova in una gara pubblica 318 tesi, così felicemente che il duca lo fece teologo di corte. Ventiduenne, fu ordinato sacerdote e divenne insegnante di filosofia; a ventisette anni fu nominato provinciale del suo ordine per la Repubblica veneta. Continuò gli studi di matematica, di astronomia, di fisica, di tutto. Scoprì la facoltà dell'iride di dell'occhio di contrarsi.

L'occhio di Paolo V, incisione

Scrisse trattati scientifici oggi perduti, e partecipò a ricerche ed esperienze di Fabrizio D'Acquapendente e di Giambattista Della Porta, il quale disse di non aver mai incontrato un "uomo più colto, o uno più acuto in tutta la sfera del sapere". Forse quegli studi profani danneggiarono la fede di Paolo Sarpi. Egli accolse come amici alcuni protestanti, e contro di lui furono mosse accuse all'Inquisizione di Venezia, la medesima istituzione che avrebbe presto arrestato Giordano Bruno. Tre volte fu prescelto dal senato per vescovo, tre volte il Vaticano rifiutò la sua nomina, e il ricordo di tali ripulse accentuò la sua ostilità verso Roma.
Nel 1605 il Senato arrestò due preti, dichiarandoli colpevoli di gravi reati. Il papa Paolo V richiese che fossero consegnati al foro ecclesiastico e ordinò inoltre che fosse abrogata la legge contro le nuove chiese, i conventi e gli ordini religiosi. La Signoria veneta rifiutò in termini cortesi. Il papa accordò al doge, alla Signoria e al Senato ventisette giorni entro i quali sottomettersi. Quelli chiamarono fra Paolo Sarpi quale consigliere in diritto canonico, ed egli consigliò a resistere, basandosi sul fatto che il potere del papa abbracciava soltanto la sfera spirituale. Il Senato seguì quel parere. Nel maggio 1606, il papa scomunicò Donato e la Signoria, ponendo l'interdetto su tutte le funzioni religiose nel territorio di Venezia. Il doge dette istruzioni al clero veneziano d'ignorare l'interdetto e di continuare le funzioni religiose; quello così fece, tranne i gesuiti, i teatini e i cappuccini. I gesuiti, tenuti dalla loro regola ad obbedire al papa, abbandonarono in massa Venezia, nonostante il monito della Signoria che, se se ne andavano, non sarebbe stato loro concesso più di ritornare. Nel frattempo Sarpi, in risposta al cardinale Bellarmino, pubblicava opuscoli sui limiti del potere papale, proclamando la supremazia del concilio sul papa. 
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

sabato 16 febbraio 2013

“La spia che venne dal freddo” di John Le Carré | "Good - Piero Golia c'era"

Presentazione
Sotto lo pseudonimo di  John Le Carré, si cela un giovane diplomatico di trentacinque anni, che aveva già fatto parte del consolato britannico a Amburgo con il suo vero nome di David Cornell. Apparso nell'edizione originale inglese nel 1963, La spia che venne dal freddo ottenne subito un successo internazionale, raggiungendo in pochi mesi tirature sbalorditive, tanto più che i primi libri di Le Carré, come Chiamata per il morto, non si erano affatto distinti dai molti già scritti sul mondo delle spie.
Con i proventi del suo best seller, John Le Carré, che lavorava ancora a Whitehall, diede le dimissioni e si ritirò a Creta dove vive con la moglie e con i suoi tre bambini. Qui ha scritto Lo specchio delle spie, dove ha diretto la sua acuta osservazione su quel mondo marcescente del doppio gioco di informatori che contemporaneamente servono l'Unione Sovietica e l'Occidente.
I giudizi della stampa anglosassone si sono affrettati a confermare che, con La spia che venne dal freddo, John Le Carré aveva superato romanzi noti e acclarati come L'epitaffio per una spia di Eric Ambler, Ascendant di Somerset Maugham e l'Agente Confidenziale di Graham Greene. Tutti gli altri critici sono stati concordi nel riconoscere come l'orizzonte sino allora occupato da Jan Fleming e dal suo agente 007, quel Lancillotto dello judo e del karate e del letto che tutti abbiamo conosciuto, veniva rischiarato da una nuova luce. James Bond infatti rappresentava la classica mitologia fumettistica del superuomo divenuto agente speciale dopo l'inflazione dei detective privati. Gli altri “nostri uomini” dell'Avana e di Rio eccetera, rappresentavano nell'ipotesi migliore la poesia dello spionaggio, con una trama che avrebbe potuto esser stesa da Chateaubriand.
Alec Leamas, il protagonista della Spia che venne dal freddo, poi ritratto alla perfezione sullo schermo da Richard Burton, questo spione che puzza di cicche e di whisky e si trascina dietro le suole la stanchezza del proprio mestiere, era invece la realtà dello spionaggio e la realtà della guerra fredda. Di ammirevole non ha proprio niente, al di fuori dei suoi nervi inattaccabili, non si sa se perché ben tesi o completamente allentati, e delle sue continue invenzioni che lo trasformano veramente in quello che egli desidera essere in un momento preciso: bibliotecario, spia delusa, ubriacone, debitore moroso, spia venduta, intimo amico di una giovane comunista, compagno di discussione di un agente sovietico, e sempre conscio che le tentazioni incontrate, quale un vero amore ad esempio, oppure un atto di individuale volontà, possono trascinarlo al fallimento e far crollare la unica sua risorse: l'isolamento perpetuo nel mondo glaciale dello spionaggio, dove nessun gesto è veramente semplice né lo potrebbe essere, nessuna sincerità è ammessa, e se le debolezze sono tollerate, devono sempre avere una direzione prestabilita.
Probabilmente, il segreto del successo di John Le Carré è costituito da un semplice fatto: quello di rappresentare un uomo come potremmo essere anche noi se fossimo in grado di tollerare non la solitudine, perché questa riusciamo a sopportarla, e neppure l'isolamento. Anche l'isolamento, per quanto duro e prolungato, ne siamo sicuri, con qualche sforzo e con qualche trucco diventa un'abitudine oppure un modo di vita. Intollerabile, insopportabile e addirittura disumana è invece la mancanza di qualsiasi riconoscimento a chi compie atti di estremo valore e di grande coraggio, così il vuoto e il silenzio che accolgono chi non è più una pedina su una scacchiera anonima, ma quasi un protagonista di un intrigo internazionale. Per spiegarci meglio, sarebbe come chiedere a un attore, che ha recitato nella maniera più perfetta e grandiosa la parte più difficile al mondo, di rinunciare agli applausi.
E, ecco perché, gli applausi si scatenano inevitabilmente da parte di milioni di persone, quando il sipario viene abbassato sulla storia di questa spia.
Mario Monti

Good - Piero Golia c'era, olio su tela 2012 - Gianluca Salvati