[...] Lasciamo
stare se l'interlocutore sia un indiano educato in questa tradizione,
condizionato in questa cultura, e se sia la sintesi di questa antica
dottrina. Prima di tutto egli non è un indiano, cioè non appartiene a
questa nazione o alla comunità dei brahmini, sebbene vi sia nato. Nega
la stessa tradizione di cui è stato investito. Nega che la sua dottrina
sia la continuità degli insegnamenti antichi. Non ha letto nessuno dei
libri sacri dell'India o dell'Occidente, perché sono inutili a un uomo
che è consapevole di ciò che avviene nel mondo - della condotta degli
esseri umani con le loro interminabili teorie, con la ben accetta
propaganda di duemila o cinquernila anni che è diventata la tradizione,
la verità, la rivelazione.
Per
un uomo simile, il quale si rifiuta totalmente e completamente di
accettare il mondo, il simbolo con il suo condizionamento, la verità non
è un affare di seconda mano. Se voi lo aveste ascoltato, signore, non
vi sarebbe sfuggito che fìn dall'inizio ha detto che ogni accettazione
di autorità è la negazione stessa della verità, e che ha insistentemente
affermato che è necessario essere al di fuori di ogni cultura,
tradizione e morale sociale. Se aveste ascoltato, non direste che è un
indiano o che continua la tradizione antica in termini moderni. Egli
nega totalmente il passato, i suoi maestri, i suoi interpreti, le sue
teorie e le sue formule.
La verità non è mai nel passato. La verità
del passato è la cenere della memoria; la memoria procede dal tempo e
nella morta cenere dell'ieri non c'è verità. La verità è una cosa
vivente, ma non nella sfera del tempo.
Così, lasciando stare tutto
ciò, possiamo ora passare all'argomento centrale che voi postulate, il
Brahman. Sicuramente, signore, la stessa asserzione è una teoria
inventata da una mente ricca di immaginazione - sia essa Shankara o il
dotto teologo moderno. Si può sperimentare una teoria e dire che è così.
Ma un uomo che sia stato educato e condizionato nel mondo cattolico non
può avere che visioni di Cristo, le quali ovviamente sono la
proiezione del suo condizionamento, così come coloro che sono stati
educati nella tradizione di Krishna hanno esperienze e visioni nate
dalla loro cultura. Così l'esperienza non prova nulla. Riconoscere la
visione come Krishna o Cristo è il risultato di una conoscenza
condizionata; quindi non è affatto una realtà, ma una fantasia, un mito,
a cui l'esperienza dà vigore, ma che non ha validità. Perché avete
bisogno a ogni costo di una teoria e perché postulate una credenza?
Questo voler porre costantemente la necessità della credenza è un
sintomo di paura - paura della vita di ogni giorno, paura del dolore,
paura della morte e dell'assoluta mancanza di significato della vita.
Vedendo tutto ciò, voi inventate una teoria e quanto più questa è abile
ed erudita tanto più ha peso. E dopo duemila o diecimila anni di
propaganda quella teoria invariabilmente e scioccamente diviene 'la
verità'.
Ma se non postulate alcun dogma, allora vi trovate faccia a
faccia con ciò che realmente è. Il 'ciò che è' è il pensiero, il
piacere, il dolore e la paura della morte. Quando capirete la struttura
della vostra vita quotidiana - con la sua competizione, avidità,
ambizione e sete di potere - allora vedrete non solo l'assurdità di
teorie, salvatori e guru, ma forse troverete una fine al dolore, una
fine all'intera struttura costruita dal pensiero.
La penetrazione e la comprensione di questa struttura è la meditazione.
Allora
vedrete che il mondo non è una illusione, ma una terribile realtà
costruita dall'uomo nel suo rapporto col suo simile. Sono queste le cose
che vanno capite e non le vostre teorie del Vedanta, con i riti e tutto
l'armamentario della religione organizzata.
Quando l'uomo è libero,
senza alcun motivo di paura, di invidia o di dolore, allora soltanto la
mente trova la sua pace naturale. Allora può vedere non solo la verità
nella successione degli attimi della vita quotidiana, ma anche
trascendere la percezione. Allora si ha la fine dell'osservatore e
dell'osservato, e la dualità cessa.
Ma di là da tutto ciò e senza
alcun rapporto con questa lotta, con questa vanità e disperazione, c'è -
e non è una teoria - una corrente che non ha né principio né fine, un
movimento infinito che la mente non saprà mai cogliere.
Ovviamente,
signore, voi farete una teoria di ciò che avete ascoltato, e, se questa
nuova teoria vi piacerà, la diffonderete. Ma ciò che diffondete non è
la verità. La verità è solo quando voi siete libero dal dolore,
dall'ansia e dall'aggressività che ora riempiono il vostro cuore e la
vostra mente. Quando vedrete tutto ciò e quando incontrerete quella
benedizione chiamata amore, allora conoscerete la verità di ciò che ora
vi viene detto.
La sola rivoluzione, J. Krishnamurti