Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati

venerdì 27 marzo 2015

Marcos Pérez Jiménez, dittatore in Venezuela | La scuola di Leònidas Trujillo

Sia il generale che il presidente provengono dalla scuola di Leònidas Trujillo. Espaillat ricorda quando, nel 1958, l'all­ora dittatore del Venezuela, il generale Pérez Jiménez, era at­terrato a Santo Domingo perché, alcune ore prima, a Carac­as era avvenuto un colpo di stato che l'aveva privato del potere. "Trujillo era furibondo: secondo lui, Pérez Jiménez avreb­be dovuto difendersi invece di cedere il potere così facilmente. Al che Pérez Jiménez gli rispose di aver voluto evitare un ba­gno di sangue. 'Ma che razza di dittatore sei,' gli gridò Trujil­lo, 'se non spari sulla gente?' Pérez Jiménez replicò che il com­pito di sparare sulla gente era sempre spettato al suo capo del­la sicurezza, Pedro Estrada. La migliore testimonianza dei rapporti tra Pérez Jiménez e il suo sanguinario sicario Pedro Estrada è una barzelletta venezuelana: all'inferno si incon­trano Pérez Jiménez e l'ex dittatore del Venezuela, Vicente Gómez. Come castigo per i suoi peccati, Gómez sta immerso nella merda fino al collo. Anche Pérez Jiménez sta nella merda, ma solo fino alla vita. 'Ma come?' chiede stupito un visitatore. 'Pérez Jiménez non è mica stato meno crudele di Gómez!' 'Sì,' gli risponde il diavolo. 'il fatto è che Pérez Jimé­nez sta sulle spalle di Pedro Estrada.' In quella occasione era­no venuti entrambi a Santo Domingo. Mentre, all'Hotel Em­bajador, bevevamo un bicchiere - ricorda Espaillat - Estrada cominciò a lamentarsi di Jiménez. 'Jiménez si è portato via milioni e milioni di dollari,' disse con voce piena d'invidia, mentre io sono condannato alla miseria.' 'Sarà,' replicai io. Qualcosa, comunque, te la sarai pure presa, no?' 'Qualcosa sì,' confermò tristemente Estrada. 'Appena dieci milioni di dollari."
È possibile calcolare quanto denaro possedessero Pérez Jiménez, Leònidas Trujillo, François Duvalier? Tutto quello che volevano. Governavano i loro paesi come un' azienda pri­vata. Il tesoro di stato era loro proprietà, l'intero paese era lo­ro proprietà (ora capisco cosa intendesse dire il noto piduista, Silvio Berlusconi, quando parlava di azienda Italia... n.d.r.).
Cristo con il fucile in spalla, Ryszard Kapuściński

Marcos Pérez Jiménez, dittatore in Venezuela


sabato 14 marzo 2015

Dittature in America Latina | Il Mar dei Caraibi e gli Usa

Tutto questo perché, nella strategia del Pentagono, Santo Domingo rappresenta la porta del Mar dei Caraibi che il suddetto Pentagono considera un lago interno degli Stati Uniti. Una strategia secondo la quale Cuba non è altro che un'enclave comunista all'interno del territorio degli Usa.
Un'altra caratteristica della storia della Repubblica Dominicana è il fatto che solo pochi dei suoi presidenti sono morti di morte naturale.
Ulises Heureaux, assassinato nel 1899.
Ramén Càceres, assassinato nel 1911.
Leónidas Trujillo, assassinato nel 1961.
Altri, meno noti, sono finiti nello stesso modo. Ogni presidente durante il proprio mandato, e prima di cadere egli stesso vittima della pallottola di un attentatore, cerca di sp­dire all'altro mondo il maggior numero di oppositori. Si cal­cola che il presidente François Duvalier abbia condannato a morte ventimila persone. Una cifra approssimativa, visto che nessuno è in grado di stabilire l'esatto numero delle vittime. Risultati non inferiori a quelli di Duvalier furono raggiunti dal suo vicino, il presidente della Repubblica Dominicana Leónidas Trujillo. Trujillo usava perseguitare i propri avver­sari in tutto il mondo, funzione alla quale adibiva un gran nu­mero di persone. Il capo della sua polizia, generale Arturo Espaillat, narra nel suo libro Trujillo, anatomia de un dictador, di come girasse per il mondo, travestito ora da contadi­no, ora da prete, per assassinare i nemici del presidente. "Una volta," ricorda Espaillat, "appurammo che in Guatemala un comunista di nome José Pérez faceva parte di una congiura anti Trujillo. In seguito a ulteriori controlli, risultò che nel partito comunista guatemalteco esistevano ben tre militanti con questo nome. Quale dei tre era coinvolto nella congiura? Quale dei tre bisognava uccidere? Il problema fu risolto nel modo più semplice, vale a dire eliminandoli tutti e tre. Que­sto incidente, peraltro senza importanza, illustra alla perfezione l'essenza della politica della giungla praticata in America Latina."
Poco dopo aver scritto questo libro, lo stesso Espaillat veniva assassinato a Ottawa (nel settembre del 1967).
Da allora poco è cambiato. In Messico ho parlato con un giovane dominicano di nome Maximiliano Gómez. Nel suo paese, Gómez aveva militato nell' opposizione. Incarcerato, era stato poi liberato in cambio dell'addetto militare degli Sta­ti Uniti, rapito dai guerriglieri. Venuto in Messico, aveva deeciso di partire per l'Europa perché, come mi disse, "intendevo, in un modo o nell' altro, rientrare nel mio paese e conti­nuare a combattere". Non gli hanno concesso molto tempo: ho appena letto sul giornale che è stato trovato in un albergo di Bruxelles con una pallottola in testa.
Ryszard Kapuscinski, Cristo con il fucile in spalla

Rafael Leónidas Trujillo Molina, dittatore

domenica 8 marzo 2015

La cugina della mia donna e la stazione di Casablanca

A Casablanca avevo una donna che spesso veniva a dormire a casa mia. 
Sua cugina, una giovane insegnante di educazione fisica in un luogo sperduto del Marocco, tornava a Casablanca appena poteva, perché c'era più vita, così ci si vedeva spesso...
Si era nel mese di aprile  o forse di maggio, ma non oltre, e una sera che la mia donna si fermava da me, sua cugina mi chiese se poteva approfittare della mia ospitalità, dato che partiva all'indomani mattina.
Le risposi che andava bene. Senonché, la cugina si svegliò nel cuore della notte perchè aveva il treno che partiva a momenti. E voleva essere accompagnata alla stazione.
A quel punto mi arrabbiai. Che senso aveva partire a quell'ora. Tanto valeva partire prima, così non mi rompeva le scatole nel pieno della notte.
La mia donna trovò giuste le mie rimostranze e gliene disse un paio, del tipo che io all'indomani andavo al lavorare, non ero mica in vacanza...
Ad ogni modo, appena fui pronto l'accompagnai. Appena scendemmo in strada si avvicinò un taxi, uno dei soliti taxi rossi, ma in un modo così silenzioso che pareva pattinare sull'olio. 
A fianco all'autista c'era una donna, cosa assai curiosa per quell'ora. Pensai che il tipo del taxi si annoiasse a passare la notte da solo.
Per strada io e la cugina non ci scambiammo una parola: ero troppo arrabbiato e pieno di sonno per dialogare. E poi non era quello il modo di comportarsi...
Giunti alla stazione, piena di gente anche a quell'ora, la cugina scese e andò. Ma il taxi ci mise un po' troppo per ripartire e questo destò i miei sensi... I due avanti, il conducente e la compagna non parlavano, ma le loro occhiate erano piuttosto eloquenti.
Seguii lo sguardo di lei fuori dall'auto. Era diretto alla cugina della mia donna con troppa partecipazione. Guardai meglio e mi accorsi che la ragazza stava piangendo. 

Non era il caso di piangere per due critiche, tra l'altro motivate, pensai. 
La signora e l'autista, però, erano di un altro avviso: lei a quel punto cercò la cintura di sicurezza che fino a quel momento non aveva, e, nel prenderla, fece un gesto piuttosto enfatico che mi permise di guardarle bene le mani e poi il resto del volto e capire che quella seduta davanti a me non era una donna, bensì un travestito. 
La macchina ripartì, silenziosa come sempre, e i due non si scambiarono neanche un cenno.
Arrivai a destinazione, anche stavolta, sulle mie gambe.


Piazzale esterno della stazione ferroviaria di Casablanca - Marocco