omertà ‹o·mer·tà› s.f. | ||
~ Forma di solidarietà tra consociati, volta alla copertura di condotte delittuose, spec. celando l’identità di chi ha commesso un reato o comunque tacendo circostanze utili alle indagini dell’autorità giudiziaria ♦ estens. Riserbo assoluto determinato da complicità e insieme dal timore di una vendetta.
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domenica 2 giugno 2013
Il tabù | Enrico De Nicola: un distillato di omertà | Mail art - "Oh, my God!"
domenica 23 settembre 2012
Premio Italia 2005 - Piero Armenti - L'intermezzo, il buttafuori | Paolo Scartozzoni, funzionario Mae
Premio Italia '05 | Poco prima della presentazione dell'evento, il console e l'ambasciatore comunicavano fra loro piuttosto preoccupati, sembrava si stessero confessando... (In seguito ho capito che, essendo male informati, erano prevenuti proprio nei miei confronti).
Non passò molto tempo che mi si oscurò la luce: un bestione di buttafuori locale, una montagna, mi si parò davanti.Mi parve un evento surreale...
Che cazzo significava?
Tempo addietro avevo criticato sia la delegazione interministeriale italiana capitanata dal guitto di regime, Paolo Scartozzoni, sia il console, nell'auditorium del Codazzi, la scuola dove insegnavo.
In quell'occasione avevo mosso delle precise critiche e molta della rabbia mi derivava dalla percezione di un qualche inganno, come un'avvisaglia di frode, a proposito di quell''accidente che mi stava stroncando pochi mesi prima e dalla consapevolezza che la mancanza di chiarezza celasse una situazione decisamente truffaldina. Di fatto, avevo perso decisamente perso la pazienza nei confronti di quella gente che sapeva solo pretendere...
Un cavaliere un po' stronzetto
Di fatto, non si capiva perché al 10 di marzo eravamo ancora senza contratto di lavoro, ed io, come se non bastasse, ero anche clandestino (ma questo lo scoprirò solo in seguito).
Non c'è dubbio che fu la voce della verità a parlare per me. Sono certo che allora nessuno di loro lo ignorasse. Intendo dire nessuno dei rappresentanti istituzionali, in particolare colui che più si comportò da stronzetto su quel palco. Indovinate di chi sto parlando (se avete bisogno di un indizio, vi dico che quello stronzetto è un decorato, un cavaliere per la precisione: un cavaliere un po' stronzetto)...
Tornando al console e all'ambasciatore quella sera del Premio Italia 2005, loro erano prevenuti nei miei confronti e non perché fossero persone malvage, al contrario, avendoli conosciuti entrambi ho capito che erano due persone a posto, ma quel giorno all'inaugurazione erano semplicemente male informati, dato che qualcuno stava spargendo, invano, diffamazione, dopo aver sparso, inutilmente, veleno...
Il profilo del tipo di persona di cui sto parlando è di qualcuno che sia accreditato presso le istituzioni, accreditato e con licenza di raccontare cazzate, beninteso, senza doverne rispondere.
Come qualcuno appartenente ai servizi segreti... una checca di regime, per intenderci.
Una fottuta checca del fottuto regime!
La cricca Codazzi: associazione culturale senza scopo di lucro e il conto cifrato su banca svizzera, Credit Suisse, filiale di Lugano | Il rintorno a scuola
Quando ritornai a scuola nel gennaio 2005, ero bianco come un lenzuolo (parole di chi mi vide), in pratica un fantasma: avevo avuto la maggior parte dei valori ematici vicini allo zero. O giù di lì, comunque sfasati.
La scuola era un autentico formicaio, con quattro ordini di studio, dalla materna alle superiori: centinaia di persone poterono constatare le mie condizioni di salute durante l'usuale alzabandiera del mattino. Eppure, quando mossi le mie critiche a quei signori, non tirai in ballo l'avvelenamento, pensando che fosse stato un incidente privato ed ignoto agli altri. Ma quel trattamento, tra l'insolente e lo strafottente, da parte della gente per cui lavoravo, non lo riuscivo a digerire in nessun modo. Mentre la commissione si compiaceva di compartire la stessa visione del mondo di quell'onorata associazione del Codazzi: quattro delinquenti patentati. Quei signori si definivano associazione culturale senza fini di lucro, dimenticando l'aspetto più interessante della loro congrega, ovvero il conto cifrato su banca Svizzera, Credit Suisse, (filiale di Lugano).
A quelli della commissione ministeriale, quei quattro pagliacci in trasferta capitanati dal guitto di regime Paolo scartozzoni, gli dissi un po' di cose. Senza trascendere, dato che sono un signore.
Ma all'inaugurazione del Premio Italia, quella questione era per me bella e sepolta.
Ero lì come semplice visitatore e la presenza intimidatoria di quel buttafuori era fuori luogo...
Di fatto qualcuno mi stava comunicando di avere la coda di paglia.
Le soluzioni sbirresche sono spesso dei boomerang, specialmente quando sono così sproporzionate e sfacciatamente immotivate. Tante persone per bene stavano assistendo ad un pessimo spettacolo di abuso di potere, senza un casus che potesse giustificarlo. Anche la politica più bieca e infame deve fare i conti con questa realtà, specialmente quando cerca di darsi una patina di rispettabilità.
La scuola era un autentico formicaio, con quattro ordini di studio, dalla materna alle superiori: centinaia di persone poterono constatare le mie condizioni di salute durante l'usuale alzabandiera del mattino. Eppure, quando mossi le mie critiche a quei signori, non tirai in ballo l'avvelenamento, pensando che fosse stato un incidente privato ed ignoto agli altri. Ma quel trattamento, tra l'insolente e lo strafottente, da parte della gente per cui lavoravo, non lo riuscivo a digerire in nessun modo. Mentre la commissione si compiaceva di compartire la stessa visione del mondo di quell'onorata associazione del Codazzi: quattro delinquenti patentati. Quei signori si definivano associazione culturale senza fini di lucro, dimenticando l'aspetto più interessante della loro congrega, ovvero il conto cifrato su banca Svizzera, Credit Suisse, (filiale di Lugano).
A quelli della commissione ministeriale, quei quattro pagliacci in trasferta capitanati dal guitto di regime Paolo scartozzoni, gli dissi un po' di cose. Senza trascendere, dato che sono un signore.
Ma all'inaugurazione del Premio Italia, quella questione era per me bella e sepolta.
Ero lì come semplice visitatore e la presenza intimidatoria di quel buttafuori era fuori luogo...
Di fatto qualcuno mi stava comunicando di avere la coda di paglia.
Le soluzioni sbirresche sono spesso dei boomerang, specialmente quando sono così sproporzionate e sfacciatamente immotivate. Tante persone per bene stavano assistendo ad un pessimo spettacolo di abuso di potere, senza un casus che potesse giustificarlo. Anche la politica più bieca e infame deve fare i conti con questa realtà, specialmente quando cerca di darsi una patina di rispettabilità.
Fax-art, marzo 06, Caracas - Gianluca Salvati © |
Premio Italia, 2005 - Caracas | Piero Armenti, il barbone
Il bestione dovette ragionare in fretta e, dopo un rapido sguardo a me, si rivolse ad un barbone che si trovava in compagnia di una ragazza, poco distante da me. Cosicché, tra tante barbe finte, ecco spuntare una barba vera. Una barba incolta memore di un certo tipo di intellettuale di sinistra degli anni '70. Ma il tipo, a parte la barba, aveva il resto del look assolutamente destrorso. Il bisonte gli ringhiò qualcosa e lui gli rispose con un ringhio simile. Non mi preoccupai di capire cosa si stessero comunicando, in fin dei conti "parlavano la stessa lingua". Dopo questo scambio, il bestione si andò a parcheggiare altrove e la serata continuò con lo stesso senso di inutilità con cui era cominciata, ma senza ulteriori intermezzi.
Testa, stsmpa su giornale - La Voce d'Italia © - Gianluca Salvati |
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