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venerdì 19 settembre 2014

Bibliae pauperum: la Chiesa e la propaganda per immagini | Piero Adorno, storia dell'arte

È vero che non tutti erano d'accordo sulla presenza nei luoghi sacri di questi strani animali; lo dice chiaramente San Bernardo di Chiaravalle (1091-1159): "cosa ci stanno a fare [...] queste immonde scimmie, questi feroci leoni, questi esseri semiumani?" Ma la voce di San Bernardo è isolata. Questi esseri, appunto perché non reali o non usuali nella nostra vita, assumono meglio il ruolo di simboli attraverso i quali possiamo trarre la lezione che la Chiesa vuole impartire.
Per ragioni analoghe anche quando si affronta un tema testamentario non lo si vede storicamente, ma leggendariamente: deve avere il potere suggestivo della favola, non dimostrare razionalmente, ma investire la sfera dell'inconscio, commovendo, incitando, impaurendo. L'immagine, più dello scritto, più della parola, attira l'attenzione: il fedele, mentre ascoltava la voce del sacerdote, vedeva queste figurazioni e imparava. Per questo la chiesa cristiana occidentale, malgrado l'opinione opposta dell'Oriente, sfociata, fra l'VIII e il IX secolo, nell'iconoclastia, ossia nella distruzione anche fisica dell'immagine, ha invece sempre accettato la figurazione, anzi l'ha incoraggiata, come mezzo propagandistico della fede. Si vengono costituendo così, in scultura o in pittura, dei repertori figurativi, ripetuti più volte in varie parti d'Europa, vasti poemi visivi, detti, come abbiamo già avuto occasione di precisare, Bibliae pauperum, contrapposte ai testi sacri decifrabili soltanto dai pochi che sapevano leggere, i dotti.
 
Piero Adorno
Bibliae paupareum - La Chiesa e l'uso dele immagini a fini propagandistici