Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati
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sabato 21 febbraio 2015

Lucia Veronesi e Anna Grazia Greco, una squallida mafiosa a Caracas | La corte de' miracoli: Enrico De Simone, Antonio Nazzaro e Daniela Corrieri

Enrico De Simone è rientrato in Italia nell'autunno del 2008, lasciando vacante una cattedra di matematica presso la scuola Bolivar y Garibaldi di Caracas.
Nella stessa scuola lavoravano anche Daniela Corrieri e Antonio Nazzaro, ovvero la piccola corte de' miracoli di Anna Grazia Greco.
Daniela, ex compagna di un poliziotto della scorta personale di Berlusconi, lasciava Caracas nello stesso periodo di Enrico De Simone. Inoltre, i due ex colleghi della Bolivar y Garibaldi, vivono entrambi a Roma.
Quella doppia partenza non pianificata era indice di una certa ansia di lasciare il paese, dato che la scuola era appena cominciata: i due insegnanti abbandonavano un posto di tutto rispetto e ben retribuito (il pagamento avveniva in euro, a differenza del Codazzi che da 2 anni pagava in valuta locale). Ma bisogna aggiungere che la situazione stava evolvendo anche per la Bolivar y Garibaldi.
Di lì a poco l'insegnante Antonio Nazzaro, uomo tutto d'un pezzo, non avendo i titoli per insegnare, presenterà autodenuncia presso il Consolato Generale di Caracas (reame della Greco).
Quando certa gente si muove le cose diventano automaticamente contorte

Mi spiego meglio:
  • Se Antonio Nazzaro non aveva i titoli perché aveva accettato l'incarico?
  • Come faceva la Greco ad essere all'oscuro? Enrico De Simone e Daniela Corrieri hanno cominciato a lavorare alla Bolivar y Garibaldi dietro sua indicazione, difficile immaginare che per il Nazzaro le cose siano andate diversamente
Ad ogni modo "l'autodenuncia" del Nazzaro è stato il pretesto che serviva alla Greco per togliere il contributo ministeriale alla scuola Bolivar y Garibaldi.
Trovo interessante questa trasformazione moralista della Greco: appena nel 2005 aveva imposto il suo "fidanzato" alla Codazzi, con un contratto stratosferico, mentre noi insegnanti provenienti dall'Italia ne eravamo sprovvisti. 
Cose dell'altro mondo, anzi no, cose di una certa Italietta...

Ora ricordo come andarono i fatti: il 5 settembre 2005, primo giorno di scuola per gli insegnanti, alla riunione degli insegnanti della scuola italiana la Greco mi chiese di partecipare ai corsi di informatica del suo amichetto
Le risposi picche, non ero interessato. La Greco allora perse le staffe e cominciò a dare i numeri. Tra le cazzate che disse, una riguardava la Pubblica Amministrazione, di cui ella è senz'altro una rappresentante coi fiocchi. Mi redarguì dicendo che se avevo lavorato per la PA, dovevo essere a conoscenza del fatto che i corsi di aggiornamento sono obbligatori...
Continuai a rispondergli picche, se non altro perché dell'argomento ho una certa infarinatura. La Greco continuò a fare l'isterica, ma quando capì che stava facendo la sua figura, si rivolse alla coordinatrice, la quale mi disse che non avevo capito... e dalle minacce velate si passò alla richieste: sotto impulso della Greco la coordinatrice mi chiese alcune scartoffie, ovvero del lavoro in più da sbrigare. (La burocrazia come arma intimidatoria, certo non potevo pretendere che la Greco disseppellisse la lupara per farsi giustizia: stiamo parlando di un elemento che, per quanto antisociale, stava cercando di dare una patina di legalità alle proprie furfanterie...).
Comunque non le detti soddisfazione e ai corsi del suo amichetto, non ci andai neanche stavolta.

Sia come sia, la giunta Codazzi rifiutò "il fidanzato" della Greco come insegnante di informatica.
Il motivo è semplice, aveva lasciato che alcuni ragazzini di 4° elementare visionassero siti porno, come ho già scritto nei miei blog. Non so quanto abbia influito la discussione avuta con me, dato che ai primi di settembre la Greco era ancora convinta di riproporre lo stesso pacchetto di corsi al Codazzi...(a questo punto comincio a rivalutare i rappresentanti della giunta Codazzi...).
La Greco, per ripicca, chiese a Claudio Milazzo della Bolivar y Garibaldi di accettare "il suo fidanzato" come insegnante per gli stessi corsi che teneva alla Codazzi.
In cambio, la Greco (Anna Grazia, una fuorilegge per passione ndr) fece dirottare soldini dal ministero, ovvero denaro pubblico in cambio dell'assunzione al suo tipo.


 Il colloquio - Lucia Veronesi ed Enrico De Simone

Prima di approdare alla Bolivar y Garibaldi, Enrico De Simone si era candidato a insegnare alla scuola Agustin Codazzi.
Nel marzo del 2006, infatti, el Hombre Negro era rientrato in Italia. C'era una cattedra di matematica in attesa di un/una prof.
Enrico, che lamentava uno stipendio da fame come giornalista presso La Voce d'Italia, prese la palla al balzo e andò a fare il colloquio con la preside, Lucia Veronesi.
Forse lo vidi quel giorno stesso, si era con M e il De Simone era tutto impettito e speranzoso per come si era svolta l'intervista, a vederlo già si fregava le mani... sembrava molto convinto di sé.
Ebbene, non solo la preside non accettò Enrico De Simone come insegnante, ma aggiunse, a onore delle cronache, che l'aspirante prof "non gli era piaciuto"...
Tanto per ricordare chi era la dolce Lucia Veronesi e quanto fosse preziosa la sua stima. 
Va da sé che quel giudizio sulla persona era molto di più di una semplice opinione personale, come era parso a me in quei giorni: la trovai piuttosto severa come osservazione, ma, col senno di poi, ho capito invece quanto fosse corretto il suo giudizio su Enrico De Simone, e perché si fosse premurata di farlo circolare fra gli insegnanti. Se avessi prestato più attenzione alle sue parole, avrei certamente schivato l'agguato fascista di Plaza Chacaito.
Ma, a suo tempo, non gli detti molto peso: mi ci vorranno due lunghi anni per realizzare la sostanziale verità di quell'affermazione.
E questa consapevolezza mi è giunta a fine agosto del 2008 proprio lì, a Caracas.

El pajaro


sabato 25 ottobre 2014

Paolo Sarpi: la fede della conoscenza | Venezia e il potere papale

La tranquilla e austera oligarchia che commerciava, attribuendo loro libertà di religione, con uomini di tutte le fedi, assunse un atteggiamento di notevole indipendenza verso il papato, tassando il clero, sottoponendolo al diritto civile, e vietando, senza il suo consenso, l'erezione di nuovi altari o conventi e la donazione di terre alla Chiesa. Un gruppo di statisti veneziani, guidati da Leonardo Donato e Nicolò Contarini, si oppose particolarmente alle pretese del papato di affermare il proprio potere nella sfera del temporale. Nel 1605 Camillo Borghese divenne Paolo V, l'anno dopo Donato fu eletto doge; questi due uomini, i quali erano stati amici quando Donato era ambasciatore di Venezia a Roma, si affrontarono ora in una lotta fra la Chiesa e lo Stato, che rievocava, a cinque secoli di distanza, la contesa fra Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV. E il papa Paolo V fu scandalizzato nello scoprire che chi guidava intellettualmente il partito anticlericale in Venezia era una altro Paolo, Paolo Sarpi, un frate servita.
Sarpi, diceva Molmenti, era "la più alta intelligenza che Venezia abbia mai prodotto". Figlio di un mercante, entrò nell'ordine dei serviti a tredici anni, si imbevette appassionatamente di nozioni, e diciottenne sostenne a Mantova in una gara pubblica 318 tesi, così felicemente che il duca lo fece teologo di corte. Ventiduenne, fu ordinato sacerdote e divenne insegnante di filosofia; a ventisette anni fu nominato provinciale del suo ordine per la Repubblica veneta. Continuò gli studi di matematica, di astronomia, di fisica, di tutto. Scoprì la facoltà dell'iride di dell'occhio di contrarsi.

L'occhio di Paolo V, incisione

Scrisse trattati scientifici oggi perduti, e partecipò a ricerche ed esperienze di Fabrizio D'Acquapendente e di Giambattista Della Porta, il quale disse di non aver mai incontrato un "uomo più colto, o uno più acuto in tutta la sfera del sapere". Forse quegli studi profani danneggiarono la fede di Paolo Sarpi. Egli accolse come amici alcuni protestanti, e contro di lui furono mosse accuse all'Inquisizione di Venezia, la medesima istituzione che avrebbe presto arrestato Giordano Bruno. Tre volte fu prescelto dal senato per vescovo, tre volte il Vaticano rifiutò la sua nomina, e il ricordo di tali ripulse accentuò la sua ostilità verso Roma.
Nel 1605 il Senato arrestò due preti, dichiarandoli colpevoli di gravi reati. Il papa Paolo V richiese che fossero consegnati al foro ecclesiastico e ordinò inoltre che fosse abrogata la legge contro le nuove chiese, i conventi e gli ordini religiosi. La Signoria veneta rifiutò in termini cortesi. Il papa accordò al doge, alla Signoria e al Senato ventisette giorni entro i quali sottomettersi. Quelli chiamarono fra Paolo Sarpi quale consigliere in diritto canonico, ed egli consigliò a resistere, basandosi sul fatto che il potere del papa abbracciava soltanto la sfera spirituale. Il Senato seguì quel parere. Nel maggio 1606, il papa scomunicò Donato e la Signoria, ponendo l'interdetto su tutte le funzioni religiose nel territorio di Venezia. Il doge dette istruzioni al clero veneziano d'ignorare l'interdetto e di continuare le funzioni religiose; quello così fece, tranne i gesuiti, i teatini e i cappuccini. I gesuiti, tenuti dalla loro regola ad obbedire al papa, abbandonarono in massa Venezia, nonostante il monito della Signoria che, se se ne andavano, non sarebbe stato loro concesso più di ritornare. Nel frattempo Sarpi, in risposta al cardinale Bellarmino, pubblicava opuscoli sui limiti del potere papale, proclamando la supremazia del concilio sul papa. 
Will e Ariel Durant - Storia della civiltà - Le religioni lottano per il potere

sabato 16 febbraio 2013

“La spia che venne dal freddo” di John Le Carré | "Good - Piero Golia c'era"

Presentazione
Sotto lo pseudonimo di  John Le Carré, si cela un giovane diplomatico di trentacinque anni, che aveva già fatto parte del consolato britannico a Amburgo con il suo vero nome di David Cornell. Apparso nell'edizione originale inglese nel 1963, La spia che venne dal freddo ottenne subito un successo internazionale, raggiungendo in pochi mesi tirature sbalorditive, tanto più che i primi libri di Le Carré, come Chiamata per il morto, non si erano affatto distinti dai molti già scritti sul mondo delle spie.
Con i proventi del suo best seller, John Le Carré, che lavorava ancora a Whitehall, diede le dimissioni e si ritirò a Creta dove vive con la moglie e con i suoi tre bambini. Qui ha scritto Lo specchio delle spie, dove ha diretto la sua acuta osservazione su quel mondo marcescente del doppio gioco di informatori che contemporaneamente servono l'Unione Sovietica e l'Occidente.
I giudizi della stampa anglosassone si sono affrettati a confermare che, con La spia che venne dal freddo, John Le Carré aveva superato romanzi noti e acclarati come L'epitaffio per una spia di Eric Ambler, Ascendant di Somerset Maugham e l'Agente Confidenziale di Graham Greene. Tutti gli altri critici sono stati concordi nel riconoscere come l'orizzonte sino allora occupato da Jan Fleming e dal suo agente 007, quel Lancillotto dello judo e del karate e del letto che tutti abbiamo conosciuto, veniva rischiarato da una nuova luce. James Bond infatti rappresentava la classica mitologia fumettistica del superuomo divenuto agente speciale dopo l'inflazione dei detective privati. Gli altri “nostri uomini” dell'Avana e di Rio eccetera, rappresentavano nell'ipotesi migliore la poesia dello spionaggio, con una trama che avrebbe potuto esser stesa da Chateaubriand.
Alec Leamas, il protagonista della Spia che venne dal freddo, poi ritratto alla perfezione sullo schermo da Richard Burton, questo spione che puzza di cicche e di whisky e si trascina dietro le suole la stanchezza del proprio mestiere, era invece la realtà dello spionaggio e la realtà della guerra fredda. Di ammirevole non ha proprio niente, al di fuori dei suoi nervi inattaccabili, non si sa se perché ben tesi o completamente allentati, e delle sue continue invenzioni che lo trasformano veramente in quello che egli desidera essere in un momento preciso: bibliotecario, spia delusa, ubriacone, debitore moroso, spia venduta, intimo amico di una giovane comunista, compagno di discussione di un agente sovietico, e sempre conscio che le tentazioni incontrate, quale un vero amore ad esempio, oppure un atto di individuale volontà, possono trascinarlo al fallimento e far crollare la unica sua risorse: l'isolamento perpetuo nel mondo glaciale dello spionaggio, dove nessun gesto è veramente semplice né lo potrebbe essere, nessuna sincerità è ammessa, e se le debolezze sono tollerate, devono sempre avere una direzione prestabilita.
Probabilmente, il segreto del successo di John Le Carré è costituito da un semplice fatto: quello di rappresentare un uomo come potremmo essere anche noi se fossimo in grado di tollerare non la solitudine, perché questa riusciamo a sopportarla, e neppure l'isolamento. Anche l'isolamento, per quanto duro e prolungato, ne siamo sicuri, con qualche sforzo e con qualche trucco diventa un'abitudine oppure un modo di vita. Intollerabile, insopportabile e addirittura disumana è invece la mancanza di qualsiasi riconoscimento a chi compie atti di estremo valore e di grande coraggio, così il vuoto e il silenzio che accolgono chi non è più una pedina su una scacchiera anonima, ma quasi un protagonista di un intrigo internazionale. Per spiegarci meglio, sarebbe come chiedere a un attore, che ha recitato nella maniera più perfetta e grandiosa la parte più difficile al mondo, di rinunciare agli applausi.
E, ecco perché, gli applausi si scatenano inevitabilmente da parte di milioni di persone, quando il sipario viene abbassato sulla storia di questa spia.
Mario Monti

Good - Piero Golia c'era, olio su tela 2012 - Gianluca Salvati


venerdì 8 febbraio 2013

La voce d'Italia, Caracas | Maracaibo, ucciso il capo dell’antisequestro - Enrico De Simone

MARACAIBO – Guglielmo De Franceschi, comandante del gruppo unificato antisequestri nello Zulia, cittadino italiano, è stato assassinato sabato sera da tre killer che lo hanno freddato mentre si trovava a cena in un locale pubblico. La Polizia Regionale ha parlato di “tentativo di rapina”, ma i testimoni non ci credono: quello a cui abbiamo assistito, affermano, è sembrato più un omicidio su commissione. L’ambasciata italiana, appresa la notizia, ha espresso il suo più profondo cordoglio per la perdita di un funzionario capace e leale, con il quale tante volte ha collaborato nei casi di sequestro che hanno coinvolto connazionali. Attualmente, De Franceschi – sposato con figli – rappresentava il contatto tra l’esperto antisequestri dell’ambasciata e le autorità venezuelane relativamente al caso di Giacomo Cunsolo, il cittadino italiano rapito a marzo nello Zulia. 

Secondo quanto riferito dal quotidiano edito a Maracaibo “Panorama”, De Franceschi, da sei mesi comandante del Grupo Antiextorsión y Secuestros (Gaes) del Comando Regional número tres (“Core 3”), tenente colonnello della Guardia Nacional, è stato ucciso da dieci colpi d’arma da fuoco alle 8.50 di sabato sera, mentre si trovava in un locale di cucina araba del centro commerciale North Center di Maracaibo, poco distante dalla sede del Core 3. Testimoni hanno riferito che la vittima era arrivato da poco, in compagnia di una donna la cui identità non è stata resa nota. Jesús Alberto Cubillán, direttore della Policía Regional (PR), ha dichiarato che, al momento, si ritiene che De Franceschi sia vittima di un tentativo di furto da parte di soggetti che volevano impossessarsi del fuoristrada Ford Explorer con cui l’ufficiale si era recato sul posto. “A quanto sappiamo, De Franceschi è stato intercettato da diversi uomini mentre stava mangiando – ha detto Cubillán – presumiamo che gli hanno chiesto le chiavi dell’auto”. Ha quindi aggiunto che non è noto se il tenente colonnello, che era in borghese, abbia estratto l’arma di servizio, o se abbia tentato una reazione. Alcuni commercianti della zona, però, propendono per l’ipotesi del delitto su commissione: “Il fuoristrada si trovava piuttosto lontano dal ristorante, e gli assassini non hanno mai dato l’impressione di essere interessati al veicolo – ha detto un testimone. – Lo hanno preso per il collo, gli hanno sparato tra le costole e lo hanno terminato quando era steso per terra”. Un racconto assai crudo, che però non coincide con un’altra testimonianza secondo cui gli assassini non sono neanche scesi dalla loro auto; passando davanti al tavolo di De Franceschi lo hanno chiamato per nome, e al suo voltarsi lo avrebbero crivellato con almeno dieci colpi di pistola. La Guardia Nacional e Polimaracaibo – la polizia cittadina – non si uniformano al giudizio della PM, e parlano apertamente di furto o “sicariato”.
La Voce d'Italia, 24 agosto 2008 da Enrico De Simone - 25/8/08


mercoledì 6 febbraio 2013

Carlo Fermi, La Voce d'Italia - Caracas | Imprese, così l'Italia in Venezuela

CARACAS – La presenza delle imprese italiane in Venezuela è piuttosto diffusa considerata anche la grande comunitá italiana residente nel Paese.

Gli investimenti italiani si concentrano in diversi settori prioritari dell’economia tra i quali:

Petrolchimica: Snamprogetti ha realizzato diversi impianti di fertilizzanti e un impianto di urea e ammoniaca grass-roots. L’ENI ha firmato un accordo riguardante l’area occidentale del Golfo di Paria per l’esplorazione del gas e del petrolio oltre a detenere una quota del 40% nella partnership con la società petrolífera internazionale CONOCO. L’ENI ha inoltre acquistato la società petrolífera britannica LASMO (ENI DACION), ma attualmente si trova in disputa per lo sfruttamento dell’area di Dacion, a causa del passaggio forzato ad un regime di proprietà mista imposto dal governo venezuelano, in cui la PDVSA possiede la maggioranza azionaria.

Infrastrutture: Astaldi, Ghella-Sogene, Trevi SpA, Impregilo partecipano in diversi lavori tra cui la costruzione della prima tappa del sistema integrale di collegamento ferroviario Caracas-Puerto Cabello, nonché della seconda fase del progetto che riguarda il tratto Puerto Cabello-La Encrucijada, la Metropolitana Caracas-Los Teques e quella di Valencia. Il Gruppo Techint è invece presente in Venezuela dal 1957 nei settori dell’ingegneria industriale e siderurgico, mentre il Gruppo Trevi, anch’esso molto attivo nel Paese, fornisce servizi e macchine per la perforazione del sottosuolo. L’Ansaldo sta partecipando a due importanti licitazioni: per la trasformazione a gas di una centrale termoelettrica e di una sottostazione.

Trasporti: nel settore dei veicoli industriali è presente la Iveco, che sta attualmente ampliando il proprio impianto  d’assemblaggio che permetterà di aumentare la produzione del 10%. La Fiat ha trasferito l’attività produttiva in Brasile nel 1999, mantenendo una quota nel mercato venezuelano degli autoveicoli del 6%. Nel settore dei pneumatici la Pirelli gioca un ruolo fondamentale dal 1990, anno in cui ha rilevato il pacchetto maggioritario della ditta Neumaven (ex tecnologia Uniroyal) realizzando investimenti pari a 80 milioni di USD.

Difesa: la ditta Alenia ha recentemente raggiunto accordi con il ministero della Difesa per la fornitura di apparati per navi della marina militare nazionale e radar destinati al settore civile. La Fincantieri e la Otomelara sono in gara per l’affidamento di importanti commesse nel settore navale e degli armamenti della marina militare venezolana

Acciaio e Alluminio: la Danieli ha recentemente firmato con l’impresa statale venezolana CVG (Corporación Venezolana de Guayana) un accordo per la realizzazione di un’impresa mista, a maggioranza venezolana, per la costruzione di un grande complesso siderurgico che produrrà laminati d’acciaio di alta qualità. La FATA ha anch’essa firmato recentemente un protocollo d’intenti per la realizzazione di un progetto per la modernizzazione degli impianti di produzione di laminati in alluminio della impresa CVG-ALCASA, sussidiaria della Corporación Venezolana di Guayana.

Agroindustria: La Parmalat ha acquistato la società lattiero casearia statale INDULAC e ha realizzato altri investimenti pari a circa 17 milioni di USD in impianti di produzione, distribuzione e fornitura di assistenza tecnica agli allevatori. Il piano di ristrutturazione, prevede che la Parmalat de Venezuela continui ad operare come parte del gruppo italiano, anche se con dimensioni più ridotte, dato che è stata resa nota l’intenzione della ditta di vendere due suoi impianti per la lavorazione del latte in polvere, considerato un prodotto con scarsi margini di guadagno.

Telecomunicazioni: nel gennaio 2006 è stato annunciato l’acquisto della Digitel da parte della “Organizacion Cisneros” in cambio di un corrispettivo di 425 milioni di dollari. L’operazione dovrebbe costituire il primo passo verso la formazione di un conglomerato, diretto dalla stessa Digitel, che dovrebbe conservare il suo “top management” italiano e che continuerebbe ad utilizzare  la tecnologia e gli apparati della TIM per offrire i suoi servizi di telefonia su tutto il Venezuela. Telecom Italia era divenuto unico proprietario, rilevando le azioni di minoranza del terzo operatore, nel settore nel 2004.
 La Voce d'Italia, 09 maggio 2006 da Carlo Fermi-10/5/06


Carlo Fermi - La Voce d'Italia, 10/5/2006

domenica 19 agosto 2012

La combriccola di imbranati dementi del Codazzi | Cronostoria per immagini: Colegio Agustin Codazzi, Caracas

Escuela "Agustin Codazzi" - Caracas

ACE Escuela "Agustin Codazzi": Giunta Direttiva nel mirino

Settembre 2004

Anna Grazia Greco, la "chiamata diretta"

Convocato dalla dirigente del Ministero degli Affari Esteri, Anna Grazia Greco, per lavorare come insegnante presso la scuola "Agustin Codazzi" di Caracas.
A fine settembre giunge a Caracas.


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Ottobre 2004


Tessera Sanitas Venezuela


Il primo ed unico contratto (in due anni di lavoro) che firma in quella istituzione è il contratto con un'assicurazione medica, la Sanitas Venezuela.



Scopre che a Caracas vive la famiglia di Franco Chirico, un editore religioso frequentato dai suoi genitori.



Rai International al Codazzi

Quello stesso mese, o il successivo, si presenta, senza preavviso, un cameramen della Rai (International) per fare riprese nella sua classe. Il cameramen viene introdotto da Guido Brigli, responsabile della Giunta Codazzi.





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Novembre 2004

Comincia ad accusare un diffuso senso di debolezza.

What about the fucking human rights? dic. 2004



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Dicembre 2004

L'avvelenamento

  Si ritrova clandestino, senza contratto e in fin di vita.
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Gennaio 2005

La nipote di Franco Chirico


Durante un'uscita, vede per la prima volta la nipote di Franco Chirico.



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 Febbraio 2005

Daniele Marconcini e la cedula

cedula de identitad
 
Esce dalla clandestinità con dei documenti falsi, ottenuti grazie a corruzione di Pubblico Ufficiale. Così può assistere, apparentemente "in regola", alla pagliacciata della commissione inter-ministeriale guidata dal guitto di Stato Paolo Scartozzoni, il mese successivo.


Paolo Scartozzoni a Caracas per la farsa della Commissione interministeriale

Nei giorni della cedula, il documento fasullo, è presente a Caracas Daniele Marconcini, per aggiungere la sua voce al trambusto de los escualidos su una presunta "emergenza sanitaria" di dengue in Venezuela...




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Marzo 2005 

Paolo Scartozzoni, guitto di regime, e la pagliacciata della commissione Mae



Collegio dei Docenti 



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Aprile 2005

Premio Italia per la arti

In seguito alle critiche rivolte verso la Commissione interministeriale, viene "messo in quarantena"...


Partecipazione al Premio Italia per la Arti


Partecipa al Premio Italia per le arti indetto dall'Ambasciata d'Italia.


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Maggio 2005

Lucia Veronesi, la preside ed Enrico De Simone

Premio Italia per le arti

Lucia Veronesi, una persona onesta


Assiste alla serata del Premio Italia per le arti.

Il giorno seguente conosce Piero Armenti.


La preside, Lucia Veronesi, gli conferma la stima, sua e dei genitori degli alunni, per il lavoro svolto alla scuola "Agustin Codazzi" di Caracas. Lo invita a ricandidarsi per insegnare il successivo anno scolastico.


A fine mese conosce il giornalista de La Voce d'Italia, Enrico De Simone.



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Settembre 2005

Il ritorno a Caracas

Colegio Agustin Codazzi, Caracas: Giunta Direttiva nel mirino

Dirección: Av. Los Pinos, Quinta Eliza, Urbanización La Florida, Caracas, Distrito Capital


Ritorna a Caracas, la situazione è sempre più precaria. 


Lucia Veronesi

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Ottobre 2005

La ragazza di Piero Armenti


Al centro commerciale Sambil  conosce Carlo Fermi e la ragazza di Piero Armenti.


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Marzo 2006

La denuncia ai giornali italiani

FAX-art ©

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Aprile 2006

Denuncia la scuola "Agustin Codazzi" al tribunale venezuelano.




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Maggio 2006

Intervista de La Voce d'Italia



L'articolo, 09/05/2006


Un giornalista italiano de La Voce d'Italia, Max Mauro, decide di scrivergli un articolo. In seguito ad un incontro per visionare i quadri, subisce un agguato di stampo fasciomassonico. Presente anche Enrico De Simone.



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Giugno 2006


Rientra in Italia



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Agosto 2008

La riscossione

Escuela "Agustin Codazzi", Caracas - cheque per Gianluca Salvati

Ritorna a Caracas a riscuotere. Ma quegli infami della Giunta Direttiva del Codazzi, in combutta con Anna Grazia Greco e altri degni compari e scagnozzi provano a rovinargli la festa.


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argomenti correlati:


martedì 13 marzo 2012

Enrico De Simone, giornalista de l'Occidentale e il caso del finto attivista per i diritti umani

Cercando sul web gli articoli di un giornalista italiano conosciuto a Caracas, Enrico De Simone, mi sono imbattuto in questo:
19 Settembre 2008
Nella serata di giovedì 18 settembre, il governo venezuelano ha decretato l’espulsione dal paese di José Miguel Vivanco, l’avvocato cileno direttore della sezione America latina di Human Rights Watch.
La sua colpa: avere tenuto, nel pomeriggio di quello stesso giorno, una conferenza stampa in cui denunciava come, dal fallito golpe del 2002 ad oggi, la situazione dei diritti umani in Venezuela sia andata deteriorandosi.
Poche ore dopo – come ha raccontato lo stesso ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro – Vivanco e il collaboratore che lo accompagnava venivano accompagnati all’aeroporto, messi su un aereo e espulsi dal paese, con la proibizione di tornarci in futuro. Vivanco – recita un comunicato governativo firmato da Maduro e dal suo collega degli Interni, Tarek El Aissami – “ha violentato la Costituzione e le leggi della Repubblica Bolivariana del Venezuela, aggredendo le istituzioni della democrazia venezuelana e immischiandosi illegalmente negli interessi del paese”. Maduro ha poi dichiarato che il direttore di HRW (Human Rights Watch) ha contravvenuto alle norme che regolano il transito attraverso il Venezuela di cittadini stranieri in condizione di turista, presentando “in maniera abusiva e volgare” una conferenza stampa “dove ha vilipeso le istituzioni della democrazia venezuelana, dove ha ferito la dignità delle nostre istituzioni, del nostro popolo, della nostra democrazia”. L'“aggressione” di HRW “risponde – continua la nota – a interessi vincolati e finanziati dal governo degli Stati Uniti d’America, che dietro la maschera di difensori dei diritti umani dispiegano una strategia di aggressione inaccettabile per il nostro popolo”. Per rendere ancor più chiaro quest’ultimo concetto, Maduro ha dichiarato: “Sono sicuro che dietro questa imboscata mediatica ci sono quelli di sempre, i padroni dei mezzi di comunicazione legati agli interessi dell’impero e quei gruppetti che, proclamandosi difensori dei diritti umani, ricevono soldi da Washington”.
Enrico De Simone, L'Occidentale

L'articolo è molto più lungo e argomentativo, ma la vicenda in sé ha molti spunti di riflessione.
Dal mio modesto osservatorio, di chi ha vissuto per quasi 2 anni a Caracas e si è trovato spesso a lottare per i propri diritti, l'occasione non poteva essere più ghiotta. Ho letto il rapporto di José Miguel Vivanco, direttore della sezione per l'America latina di HRW, sgradito al regime di Hugo Chavéz. 
Trovo, in questa denuncia, un'accozzaglia di luoghi comuni e falsità in linea col metodo fascista adoperato dal Vivanco per declamare le sue “verità”: ovvero atterrare in un Paese sovrano e andare a pontificare sui suoi metodi di governo.
Per non parlare dell'effetto focalizzazione magicamente creato da una (finta) pluralità di mezzi di comunicazione (il cosiddetto soft power), radio, tv e giornali. 
La solita disinfomazione pro-multinazionali.

José Miguel Vivanco: Human Rights Watch - Enrico De Simone: l'Occidentale

Propaganda di regime | "The Human Rights Show": Human Rights Watch e i diritti umani


Qualcuno nel mondo ha inventato le associazioni per i diritti umani, tipo questa di Human Rights Watch, non so esattamente cosa siano né come operino, ma verrebbe automatico rivolgersi a loro. Mi pare di aver capito che, rispetto alle questioni, si pongano in questo modo: “dato che noi siamo più civili (e di certo migliori) di voi, queste sono le giuste ricette per elevarvi dal vostro stato primordiale al nostro di onniscienza...”
Alla tv si parla spesso di loro, specie se di matrice yankee e non governativa
Immagino che costoro abbiano avuto un bel da fare in America latina, con tutti quei dittatori... Anche se non mi risulta alcun rapporto, per restare all'oggi, da parte di Human Rights Watch sulle violazioni perpetrate al G8 di Genova. Ciò significa che anche i diritti umani non sono uguali per tutti, ovvero il governo guidato da un piduista ha carta bianca...
Come alternativa alle associazioni per i diritti umani, c'è la possibilità di rivolgersi ai tribunali di giustizia. Già, i tribunali del Venezuela, il rapporto di Human Rights Watch di José Miguel Vivanco li descrive come asserviti alla politica. Sarà per questo che non ho mai sentito Chavéz scagliarsi contro i giudici e le loro sentenze?




Ero assetato di vendetta, decisi per la seconda opzione. Feci causa a quegli idioti infami dell'onorata associazione delinquenziale “A. Codazzi” di Caracas e, nel giro di un paio di anni ho avuto giustizia, quella stessa giustizia che, a detta degli eminenti funzionari della Farnesina, nota istituzione ex-prestigiosa del mio democratico paese, avrei dovuto attendere in un'altra vita...

Assegno estorto alla cricca Codazzi (sotto la mala gestione Anna Grazia Greco)

Tornando alla causa civile contro quei venduti del Codazzi, mi ha sconvolto la brevità dei tempi: appena due anni. In Italia, nella progredita Italia, quei tempi ce li sogniamo. Ma anche questo non è casuale. La colpa di ciò è da ascriversi unicamente alla cattiva politica troppo spesso parente stretta dell'illegalità diffusa e della delinquenza organizzata.
La verità e che qui si predilige l'impunità a scapito della legalità.
Per tutti questi motivi quel rapporto HRW mi è parso particolarmente falso e pretestuoso: una vera merdata.
Qualcuno potrebbe obiettare che la mia è un'esperienza unica. Errato. 
Negli anni 2006-2007, quei gaglioffi dell'associazione senza scopo di lucro con conto cifrato su banca svizzera (Credìt Suisse – sede di Lugano), hanno collezionato ben 4 cause da parte di insegnanti italiani, tutte puntualmente perse dal Codazzi. 
Cause che, con un po' di buona volontà avrebbero potuto essere molte di più, tanto per dare un'idea di come operi la "primadonna" Anna Grazia Greco, nella Pubblica Amministrazione...
Gianluca Salvati


Per chi voglia chiarirsi le idee sulle violazioni dei diritti umani in America latina e sulle effettive responsabilità, rimando alla raccolta di articoli di R. Kapuscinski, Cristo con il fucile in spalla (ed. Feltrinelli).

Enrico Cajati, olio su tela