Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati
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martedì 28 gennaio 2014

Quel coniglio di Piero Golia, "Opera prima" - Accademia di Belle Arti di Napoli | Grafite su carta gialla

Piero Golia era intenzionato a diventare artista. Nel 1995, Piero Golia si iscrisse al corso di nudo dell'accademia di Belle Arti di Napoli. Dopo aver provato, senza impegno e quindi senza risultati, a disegnare e a dipingere, Piero Golia si convertì in artista concettuale. 
Per meglio comprendere l'alto valore ideativo dell'opera proposta, occorre fare alcune brevi precisazioni: 

concettuale ‹con·cet·tu·à·le› agg. ~ Essenziale, sostanziale, dal punto di vista della compiutezza di idee sul piano logico e pratico: c’è fra le due tesi un’inconciliabilità c. ♦ Diretto alla formulazione di concetti, che si esprime mediante concetti: attività c., conoscenza c.Arte c. (ingl. conceptual art), corrente artistica contemporanea sorta intorno al 1960 che, partendo dal rifiuto della mercificazione dell’oggetto d’arte, pone l’accento sul momento dell’ideazione e progettazione dell’opera e si concentra part. sull’analisi e la sperimentazione dei vari mezzi di comunicazione e di linguaggi diversi, nel tentativo di liberarsi dalla sottomissione ai materiali.
ETIMO Dal lat. mediev. conceptualis, der. di conceptus -us ‘concetto’
DATA prima metà sec. XIX.
 il Devoto-Oli 2009


Il 9 giugno del 1997, Piero Golia, novello artista concettuale, espose un coniglio alla mostra collettiva di fine corso. Ovviamente, essendo frutto di un processo di lunga elaborazione, la sua opera prima non consisteva in un semplice coniglio, bensì in un coniglio bianco sistemato all'interno di una gabbietta.

coniglio ‹co·nì·glio› s.m. (f. -a; pl.m. -gli)  1. Mammifero Lagomorfo dei Leporidi intensamente allevato a scopo alimentare e per l’utilizzazione del pelo e della pelliccia; deriva dal coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), a differenza del quale ha orecchie e arti più corti, mole più grossa, pelame più morbido e fitto, variamente colorato, carne più dolce e delicata ♦ La carne dell’animale macellato: c. alla cacciatora.
2. fig. Simbolo di timidezza e timore, di pavidità e viltà: ha un cuore di c. • DIM. conigliétto (v.), poco com. coniglìno, tosc. conìgliolo, poco com. conigliòtto. ACCR. coniglióne. PEGG. conigliàccio nel sign. 2.
ETIMO Lat. cunicŭlum
DATA sec. XII.
 il Devoto-Oli 2009

Il "tocco da maestro" di Piero Golia si rivelò nella sistemazione di due altoparlanti vicino alla gabbietta del coniglio. Geniale...

altoparlante ‹al·to·par·làn·te› s.m. ~ Apparecchio che amplifica i suoni trasformando l’energia di correnti elettriche modulate a frequenza acustica in energia meccanica di vibrazione. • DIM. altoparlantìno.
ETIMO Comp. di alto e parlante
DATA 1927.
 il Devoto-Oli 2009


Dagli altoparlanti scaturiva la voce registrata di Piero Golia, il quale, parlando al posto del coniglio bianco, chiedeva in tono concitato di farlo uscire da lì. 
Il coniglio, da parte sua, non faceva una grinza e se ne stava lì dentro tranquillo nonostante il viavai di gente e il gracchiare degli amplificatori. La spiegazione colta di questo eccellente lavoro di Piero Golia era che il neo-artista concettuale viveva una condizione esistenziale simile a quella della sua creazione. Piero Golia si identificava totalmente in quel coniglio (e in tutto il resto), dimostrando con la sua opera prima una compiuta visione wagneriana. 
L'opera d'arte totale.



Quel coniglio di Piero Golia, grafite su carta gialla

domenica 26 gennaio 2014

La performance arboricola di Piero Golia nei giardini di Arte Fiera a Torino

TORINO - L'artista concettuale Piero Golia, si è imbarcato in una mirabolante performance in anteprima mondiale nei giardini di Arte Fiera a Torino. 
Gli ospiti, poche centinaia di eletti, hanno potuto ammirare l'agilità e la scioltezza di membra che hanno permesso a Piero Golia di salire sin quasi alla cima dell'albero di palma (ben 7 metri di altezza!).
A quel punto, come il prete sul pulpito, Piero Golia si è lanciato in una petizione pubblica per l'acquisto di un suo lavoro. E sì che in tempi di crisi bisogna pensarle proprio tutte!
La scintillante prova ascensionale, unita a una patetica, a dir poco, richiesta da postulante, ha provocato nei presenti profonde riflessioni sul significato ultimo dell'esistenza.
Questa patente dimostrazione delle lodevoli risorse concettuali di Piero Golia, spazza ogni dubbio sul suo essere artista totale.
Nel onemanshow di Torino, egli ritrova alcuni tratti stilistici che hanno già caratterizzato la sua opera prima (Napoli 1997); anche in quel caso il Nostro esprimeva il disagio e la confusione esistenziale che lo contraddistinguono tramite un sonoro, registrazione della propria voce personale, rimandato all'infinito...
La performance arboricola di Piero Golia rimanda il fruitore al lontano passato della specie umana. Passato che, in alcune persone particolarmente sensibili, ritorna come un mantra, con la potenza del mito, risuonando come un monito alla costante distruzione dell'ecosistema del pianeta Terra.
Salutiamo le istanze ecologiste derivanti da un gesto così oltraggiosamente agitato da un Piero Golia sopra le righe.
Piero Golia: l'arboricolo - biro su carta - Gianluca Salvati

domenica 9 giugno 2013

Tecnica e arte - L'infiltrato | Piero Golia e il gruppo degli anarchici | Franco Chirico & Kiko Arguello

La tecnica del disegno, come quella della pittura, è apprendibile, ma con la sola tecnica nessuno diventa artista. Un buon artista non ha bisogno di facoltà soprannaturali innate, serve però una certa attitudine, più comunemente conosciuta come talento. Al talento bisogna aggiungere l'impegno, costante e attento, se poi si ha anche la fortuna di trovare un buon insegnante, il gioco è fatto.
Il gruppo degli anarchici era formato da individui di indubbio talento, persone differenti per estrazione sociale e per formazione, che con modalità diverse si erano avvicinate all'arte. Il gruppo, cosiddetto degli anarchici, aveva un comune denominatore: la passione per il disegno e per la pittura. Su questa base le produzioni degli aspiranti artisti cominciarono ad acquisire un certo spessore culturale. Il gruppo, nominato degli anarchici in senso dispregiativo da qualche professore snob e da alcuni allievi fighetti dell'accademia di Belle Arti di Napoli, che evidentemente detenevano il metro dell'ortodossia nell'arte pittorica
Ad ogni modo, malgrado quelle cornacchie, il gruppo del corso del Libero Nudo nel 1994 cominciò a far parlare di sé.
Nell'anno accademico 1995-1996 al gruppo si aggiunse Piero Golia. Costui rimase estraneo al gruppo dal primo all'ultimo giorno di frequenza: un vero e proprio alieno rispetto al gruppo.  Eppure il gruppo degli anarchici non era settario, al contrario: era aperto a tutti. Nondimeno Piero Golia rimase un infiltrato, ovvero l'unico a non mettersi davvero in gioco. Incapace e negato nel disegno quanto nella pittura, la massima aspirazione di Piero Golia consisteva nello scopiazzare i lavori dei colleghi di corso. 

Mostra collettiva- 9 giugno 1997

Alla mostra collettiva degli allievi del Corso del Libero Nudo, si presentò l'editore della setta neocatecumenale Franco Chirico. Quel sant'uomo di un massone che ai tempi si dedicava anche alla filantropia, mi acquistò 2 quadri. E si che Franco Chirico di immagini se ne intendeva, stampava le riproduzioni del santino ante litteram Kiko Arguello, leader della setta neocatecumenale. Franco Chirico e Kiko Arguello sono anche amici.

Altra curiosità degna di rilievo, alla mostra partecipava un ex maresciallo dell'areonautica militare, Silvestro Carusone. Il Carusone, perso il lavoro si dilettava con la pittura. Aveva lavorato all'aeroporto militare di Grazzanise (Ce), dove io avevo fatto il militare quasi dieci anni prima. E pare che fosse originario dello stesso paesino del casertano della moglie di Franco Chirico, la signora Maria. Com'è piccolo il mondo!

martedì 4 giugno 2013

Piero Golia e il gruppo degli anarchici - Accademia di Belle Arti di Napoli, mostra collettiva 9 giugno 1997, ore 13.00

Piero Golia e gli anarchici del Nudo, collettiva giugno 1997 - (foto Gianluca Salvati)
Così, Piero Golia (il secondo in piedi da destra) potrà dire che lui c'era...

Nella panoramica scattata all'inaugurazione della collettiva del corso di nudo, il 9 giugno 1997 (ore 13.00 circa) all'Accademia di Belle Arti di Napoli, oltre a Piero Golia compaiono alcuni discenti del corso. 
Inoltre sono presenti giovani artisti (entrambi di spalle) dell'accademia e non. 
Il tipo con la maglia a strisce rossa e nera era uno scultore piuttosto bravo dell'accademia, Riccardo Albanese, e l'altro uno straniero dal nome impronunciabile che lavorava col digitale. 
Piero Golia, intanto, medita...

sabato 16 febbraio 2013

“La spia che venne dal freddo” di John Le Carré | "Good - Piero Golia c'era"

Presentazione
Sotto lo pseudonimo di  John Le Carré, si cela un giovane diplomatico di trentacinque anni, che aveva già fatto parte del consolato britannico a Amburgo con il suo vero nome di David Cornell. Apparso nell'edizione originale inglese nel 1963, La spia che venne dal freddo ottenne subito un successo internazionale, raggiungendo in pochi mesi tirature sbalorditive, tanto più che i primi libri di Le Carré, come Chiamata per il morto, non si erano affatto distinti dai molti già scritti sul mondo delle spie.
Con i proventi del suo best seller, John Le Carré, che lavorava ancora a Whitehall, diede le dimissioni e si ritirò a Creta dove vive con la moglie e con i suoi tre bambini. Qui ha scritto Lo specchio delle spie, dove ha diretto la sua acuta osservazione su quel mondo marcescente del doppio gioco di informatori che contemporaneamente servono l'Unione Sovietica e l'Occidente.
I giudizi della stampa anglosassone si sono affrettati a confermare che, con La spia che venne dal freddo, John Le Carré aveva superato romanzi noti e acclarati come L'epitaffio per una spia di Eric Ambler, Ascendant di Somerset Maugham e l'Agente Confidenziale di Graham Greene. Tutti gli altri critici sono stati concordi nel riconoscere come l'orizzonte sino allora occupato da Jan Fleming e dal suo agente 007, quel Lancillotto dello judo e del karate e del letto che tutti abbiamo conosciuto, veniva rischiarato da una nuova luce. James Bond infatti rappresentava la classica mitologia fumettistica del superuomo divenuto agente speciale dopo l'inflazione dei detective privati. Gli altri “nostri uomini” dell'Avana e di Rio eccetera, rappresentavano nell'ipotesi migliore la poesia dello spionaggio, con una trama che avrebbe potuto esser stesa da Chateaubriand.
Alec Leamas, il protagonista della Spia che venne dal freddo, poi ritratto alla perfezione sullo schermo da Richard Burton, questo spione che puzza di cicche e di whisky e si trascina dietro le suole la stanchezza del proprio mestiere, era invece la realtà dello spionaggio e la realtà della guerra fredda. Di ammirevole non ha proprio niente, al di fuori dei suoi nervi inattaccabili, non si sa se perché ben tesi o completamente allentati, e delle sue continue invenzioni che lo trasformano veramente in quello che egli desidera essere in un momento preciso: bibliotecario, spia delusa, ubriacone, debitore moroso, spia venduta, intimo amico di una giovane comunista, compagno di discussione di un agente sovietico, e sempre conscio che le tentazioni incontrate, quale un vero amore ad esempio, oppure un atto di individuale volontà, possono trascinarlo al fallimento e far crollare la unica sua risorse: l'isolamento perpetuo nel mondo glaciale dello spionaggio, dove nessun gesto è veramente semplice né lo potrebbe essere, nessuna sincerità è ammessa, e se le debolezze sono tollerate, devono sempre avere una direzione prestabilita.
Probabilmente, il segreto del successo di John Le Carré è costituito da un semplice fatto: quello di rappresentare un uomo come potremmo essere anche noi se fossimo in grado di tollerare non la solitudine, perché questa riusciamo a sopportarla, e neppure l'isolamento. Anche l'isolamento, per quanto duro e prolungato, ne siamo sicuri, con qualche sforzo e con qualche trucco diventa un'abitudine oppure un modo di vita. Intollerabile, insopportabile e addirittura disumana è invece la mancanza di qualsiasi riconoscimento a chi compie atti di estremo valore e di grande coraggio, così il vuoto e il silenzio che accolgono chi non è più una pedina su una scacchiera anonima, ma quasi un protagonista di un intrigo internazionale. Per spiegarci meglio, sarebbe come chiedere a un attore, che ha recitato nella maniera più perfetta e grandiosa la parte più difficile al mondo, di rinunciare agli applausi.
E, ecco perché, gli applausi si scatenano inevitabilmente da parte di milioni di persone, quando il sipario viene abbassato sulla storia di questa spia.
Mario Monti

Good - Piero Golia c'era, olio su tela 2012 - Gianluca Salvati


sabato 9 febbraio 2013

Storia di un quadro: "Il sassofonista" | Piero Golia - Il viaggio a New York: corso di aggiornamento

Nei primi mesi del 1997, Piero Golia si recò a New York per un viaggio di acculturazione sull'arte a stelle e strisce. Quando ritornò in Accademia, disse che aveva visto un quadro simile al mio Sassofonista in una galleria di New York. Mosso da curiosità per la coincidenza, Piero Golia aveva chiesto il prezzo del quadro, perché, aggiunse, in America anche chi veste come uno straccione in realtà può essere un ricco in incognito...

Sassofonista (1997) uguale al quadro visto da Piero Golia





Ebbene: Piero Golia disse che quel quadro così simile al mio Sassofonista costava $10.000. Diecimila dollari! Però...