Good - Piero Golia c'era... 2012 © - Gianluca Salvati

lunedì 11 febbraio 2013

Cantanti neomelodici e mafia | Franco de Vita & Minerva Valletta - Anna Grazia Greco - Agustin Codazzi Caracas

Il noto cantante italo venezolano Franco de Vita originario di Pellare in provincia di Salerno è il cugino di Minerva Valletta.  
Franco de Vita & Minerva Valletta
Minerva Valletta è una delle factotum dell'associazione senza scopo di lucro (conto cifrato su banca Svizzera: Credìt Suisse, filiale di Lugano) associazione Agustin Codazzi di Caracas.
Minerva Valletta è la moglie del signor Bagordo, autista dell'Ambasciata italiana a Caracas ed è la cognata della señora Baffone, avvocato e factotum dell'associazione Agustin Codazzi.

Collegio Agustin Codazzi - Caracas: la señora Baffone
Quando sono stato chiamato ad insegnare in nero alla scuola dell'associazione Agustin Codazzi di Caracas dalla dirigente Mae (Ministero Affari Esteri), Anna Grazia Greco, sono capitato nella classe dove c'erano i figli di Minerva Valletta e della señora Baffone. Avendo avuto modo di conoscerle, ho potuto in seguito definirle: “gemelline dell'intrigo”. Gli intrighi a cui faccio riferimento sono quelli concordati con qualcuno all'interno delle istituzioni locali: Consolato Generale d'Italia e Ambasciata d'Italia, in particolare.


Nulla dies sine linea, motto massonico del Collegio Agustin Codazzi di Caracas
Nel 2004, l'anno in cui sono stato chiamato in nero, senza contratto e senza contributi, dalla dott.ssa Anna Grazia Greco del Ministero degli Esteri, il noto cantante italo venezolano Franco de Vita aveva licenziato il disco Stop, con all'interno alcuni singoli di grande successo. Il titolo del Cd fa riferimento alle violenze contro le donne, che anche in Venezuela sono una piaga sociale. Nulla da obiettare sui buoni propositi di questa gente che dimostra una delicata sensibilità nel tempo libero, quando non sono impegnati a fare fuori il loro prossimo...

Come ho scritto, ero stato convocato da una dirigente del Ministero degli Esteri, ma stavo lavorando in nero, evidentemente da quelle parti è previsto da qualche legge non scritta che si possa lavorare senza contratto e senza contributi, dico lavorare perché si lavora per vivere, ma in questo caso è più corretto dire che lavoravo per morire (per quei porci fascisti!)... Infatti, in assenza di documenti ufficiali e senza tutele, e in mancanza di un ricorrente, ritorna fin troppo facile ricamare storie fantasiose e di convenienza sulla vita di qualcuno, tanto per dare un tocco di naturalezza ad eventi di innegabile matrice manipolatoria e dolosa.
Mi permetto quest'inciso solo perché è ciò che mi è capitato a fine dicembre del 2004. Ero già clandestino a tutti gli effetti e mi sono “beccato” un avvelenamento. Caso volle che mi salvassi.

Clandestino e moribondo(dic04), olio su tela - Gianluca Salvati 2005 Caracas- Piero Golia
Nel 2010 il noto cantante italo venezolano Franco de Vita è stato decorato Commendatore della Repubblica italiana durante una cerimonia al centro Italiano Venezolano.

sabato 9 febbraio 2013

Storia di un quadro: "Il sassofonista" | Piero Golia - Il viaggio a New York: corso di aggiornamento

Nei primi mesi del 1997, Piero Golia si recò a New York per un viaggio di acculturazione sull'arte a stelle e strisce. Quando ritornò in Accademia, disse che aveva visto un quadro simile al mio Sassofonista in una galleria di New York. Mosso da curiosità per la coincidenza, Piero Golia aveva chiesto il prezzo del quadro, perché, aggiunse, in America anche chi veste come uno straccione in realtà può essere un ricco in incognito...

Sassofonista (1997) uguale al quadro visto da Piero Golia





Ebbene: Piero Golia disse che quel quadro così simile al mio Sassofonista costava $10.000. Diecimila dollari! Però...

venerdì 8 febbraio 2013

La voce d'Italia, Caracas | Maracaibo, ucciso il capo dell’antisequestro - Enrico De Simone

MARACAIBO – Guglielmo De Franceschi, comandante del gruppo unificato antisequestri nello Zulia, cittadino italiano, è stato assassinato sabato sera da tre killer che lo hanno freddato mentre si trovava a cena in un locale pubblico. La Polizia Regionale ha parlato di “tentativo di rapina”, ma i testimoni non ci credono: quello a cui abbiamo assistito, affermano, è sembrato più un omicidio su commissione. L’ambasciata italiana, appresa la notizia, ha espresso il suo più profondo cordoglio per la perdita di un funzionario capace e leale, con il quale tante volte ha collaborato nei casi di sequestro che hanno coinvolto connazionali. Attualmente, De Franceschi – sposato con figli – rappresentava il contatto tra l’esperto antisequestri dell’ambasciata e le autorità venezuelane relativamente al caso di Giacomo Cunsolo, il cittadino italiano rapito a marzo nello Zulia. 

Secondo quanto riferito dal quotidiano edito a Maracaibo “Panorama”, De Franceschi, da sei mesi comandante del Grupo Antiextorsión y Secuestros (Gaes) del Comando Regional número tres (“Core 3”), tenente colonnello della Guardia Nacional, è stato ucciso da dieci colpi d’arma da fuoco alle 8.50 di sabato sera, mentre si trovava in un locale di cucina araba del centro commerciale North Center di Maracaibo, poco distante dalla sede del Core 3. Testimoni hanno riferito che la vittima era arrivato da poco, in compagnia di una donna la cui identità non è stata resa nota. Jesús Alberto Cubillán, direttore della Policía Regional (PR), ha dichiarato che, al momento, si ritiene che De Franceschi sia vittima di un tentativo di furto da parte di soggetti che volevano impossessarsi del fuoristrada Ford Explorer con cui l’ufficiale si era recato sul posto. “A quanto sappiamo, De Franceschi è stato intercettato da diversi uomini mentre stava mangiando – ha detto Cubillán – presumiamo che gli hanno chiesto le chiavi dell’auto”. Ha quindi aggiunto che non è noto se il tenente colonnello, che era in borghese, abbia estratto l’arma di servizio, o se abbia tentato una reazione. Alcuni commercianti della zona, però, propendono per l’ipotesi del delitto su commissione: “Il fuoristrada si trovava piuttosto lontano dal ristorante, e gli assassini non hanno mai dato l’impressione di essere interessati al veicolo – ha detto un testimone. – Lo hanno preso per il collo, gli hanno sparato tra le costole e lo hanno terminato quando era steso per terra”. Un racconto assai crudo, che però non coincide con un’altra testimonianza secondo cui gli assassini non sono neanche scesi dalla loro auto; passando davanti al tavolo di De Franceschi lo hanno chiamato per nome, e al suo voltarsi lo avrebbero crivellato con almeno dieci colpi di pistola. La Guardia Nacional e Polimaracaibo – la polizia cittadina – non si uniformano al giudizio della PM, e parlano apertamente di furto o “sicariato”.
La Voce d'Italia, 24 agosto 2008 da Enrico De Simone - 25/8/08


mercoledì 6 febbraio 2013

Carlo Fermi, La Voce d'Italia - Caracas | Imprese, così l'Italia in Venezuela

CARACAS – La presenza delle imprese italiane in Venezuela è piuttosto diffusa considerata anche la grande comunitá italiana residente nel Paese.

Gli investimenti italiani si concentrano in diversi settori prioritari dell’economia tra i quali:

Petrolchimica: Snamprogetti ha realizzato diversi impianti di fertilizzanti e un impianto di urea e ammoniaca grass-roots. L’ENI ha firmato un accordo riguardante l’area occidentale del Golfo di Paria per l’esplorazione del gas e del petrolio oltre a detenere una quota del 40% nella partnership con la società petrolífera internazionale CONOCO. L’ENI ha inoltre acquistato la società petrolífera britannica LASMO (ENI DACION), ma attualmente si trova in disputa per lo sfruttamento dell’area di Dacion, a causa del passaggio forzato ad un regime di proprietà mista imposto dal governo venezuelano, in cui la PDVSA possiede la maggioranza azionaria.

Infrastrutture: Astaldi, Ghella-Sogene, Trevi SpA, Impregilo partecipano in diversi lavori tra cui la costruzione della prima tappa del sistema integrale di collegamento ferroviario Caracas-Puerto Cabello, nonché della seconda fase del progetto che riguarda il tratto Puerto Cabello-La Encrucijada, la Metropolitana Caracas-Los Teques e quella di Valencia. Il Gruppo Techint è invece presente in Venezuela dal 1957 nei settori dell’ingegneria industriale e siderurgico, mentre il Gruppo Trevi, anch’esso molto attivo nel Paese, fornisce servizi e macchine per la perforazione del sottosuolo. L’Ansaldo sta partecipando a due importanti licitazioni: per la trasformazione a gas di una centrale termoelettrica e di una sottostazione.

Trasporti: nel settore dei veicoli industriali è presente la Iveco, che sta attualmente ampliando il proprio impianto  d’assemblaggio che permetterà di aumentare la produzione del 10%. La Fiat ha trasferito l’attività produttiva in Brasile nel 1999, mantenendo una quota nel mercato venezuelano degli autoveicoli del 6%. Nel settore dei pneumatici la Pirelli gioca un ruolo fondamentale dal 1990, anno in cui ha rilevato il pacchetto maggioritario della ditta Neumaven (ex tecnologia Uniroyal) realizzando investimenti pari a 80 milioni di USD.

Difesa: la ditta Alenia ha recentemente raggiunto accordi con il ministero della Difesa per la fornitura di apparati per navi della marina militare nazionale e radar destinati al settore civile. La Fincantieri e la Otomelara sono in gara per l’affidamento di importanti commesse nel settore navale e degli armamenti della marina militare venezolana

Acciaio e Alluminio: la Danieli ha recentemente firmato con l’impresa statale venezolana CVG (Corporación Venezolana de Guayana) un accordo per la realizzazione di un’impresa mista, a maggioranza venezolana, per la costruzione di un grande complesso siderurgico che produrrà laminati d’acciaio di alta qualità. La FATA ha anch’essa firmato recentemente un protocollo d’intenti per la realizzazione di un progetto per la modernizzazione degli impianti di produzione di laminati in alluminio della impresa CVG-ALCASA, sussidiaria della Corporación Venezolana di Guayana.

Agroindustria: La Parmalat ha acquistato la società lattiero casearia statale INDULAC e ha realizzato altri investimenti pari a circa 17 milioni di USD in impianti di produzione, distribuzione e fornitura di assistenza tecnica agli allevatori. Il piano di ristrutturazione, prevede che la Parmalat de Venezuela continui ad operare come parte del gruppo italiano, anche se con dimensioni più ridotte, dato che è stata resa nota l’intenzione della ditta di vendere due suoi impianti per la lavorazione del latte in polvere, considerato un prodotto con scarsi margini di guadagno.

Telecomunicazioni: nel gennaio 2006 è stato annunciato l’acquisto della Digitel da parte della “Organizacion Cisneros” in cambio di un corrispettivo di 425 milioni di dollari. L’operazione dovrebbe costituire il primo passo verso la formazione di un conglomerato, diretto dalla stessa Digitel, che dovrebbe conservare il suo “top management” italiano e che continuerebbe ad utilizzare  la tecnologia e gli apparati della TIM per offrire i suoi servizi di telefonia su tutto il Venezuela. Telecom Italia era divenuto unico proprietario, rilevando le azioni di minoranza del terzo operatore, nel settore nel 2004.
 La Voce d'Italia, 09 maggio 2006 da Carlo Fermi-10/5/06


Carlo Fermi - La Voce d'Italia, 10/5/2006

domenica 3 febbraio 2013

Consorterie: Lucia Veronesi e la cricca Codazzi | Verso una soluzione dell’empasse Codazzi? - Piero Armenti & Minerva Valletta - Anna Grazia Greco

CARACAS- L’odissea della Codazzi continua. Venerdì 5 settembre i genitori e la giunta direttiva si sono incontrati nelle installazioni della scuola. Una riunione infuocata, cui ha preso parte anche la direttrice didattica dell’ambasciata, Anna Grazia Greco. Il nuovo responsabile amministrativo, Eleonora Vaccaro, ha presentato su lamine power point  lo stato finanziario della più antica delle scuole italiane in Venezuela. Con numeri e grafici ha mostrato come la Codazzi è in difficoltà economiche, ma chiedere soccorso allo Stato italiano è inutile. Il contributo che arriva è vincolato agli stipendi dei professori italiani, non dovrebbero comunque arrivare più di cinque giovani insegnanti. Che la Codazzi debba fare da sé, lo ha confermato anche Anna Greco. Ha ribadito come questa sia una scuola paritaria ma non statale, quindi rilascia titoli validi in Europa, ma economicamente deve sostenersi da sola.
 
Si è cercato di ricucire lo strappo tra la giunta direttiva guidata da Giovenco (oramai a fine mandato) e i genitori “ribelli”, guidati da Minerva Valletta. Sono stati quest’ultimi l’anno scorso a decidere di non pagare le rette, dopo che vennero raddoppiate nel giro di un anno, a distanza di tre mesi: settembre poi dicembre.


Minerva Valletta, factotum della Giunta Direttiva del Codazzi
Quattro, cinque famiglie hanno poi impuntato i piedi, si sono rivolti al ministero dell’Educazione venezolano per ottenere il blocco dell’aumento.La retta da pagare adesso è circa 770 BsF, non potrà essere modificata durante l’anno. Nel caso ce ne fosse bisogno, verranno concordati contributi aggiuntivi con i genitori.


Piero Armenti, La Voce d'Italia - Caracas
I problemi principali da affrontare ora sono due. Le spese legali per fare ricorso contro il ministero dell’Educazione, circa 200.000 BsF. Soldi che purtroppo graveranno sulle spalle dei genitori. Bisogna poi verificare caso per caso chi ha saldato i debiti dell’anno passato, si procederà poi all’iscrizione. Intanto riapre  regolarmente la scuola, a partire da martedì 8 settembre.

Pubblicato il 07 settembre 2008 da Piero Armenti - 7/9/08 

venerdì 1 febbraio 2013

America Latina - Opus Dei & company | Neocatecumeni: Franco Chirico & Kiko Arguello | Enrico Cajati: "Volto santo"

Mentre  Roma spendeva le sue energie “migliori” per annientare l'eresia anomala della teologia della liberazione, i suoi avversari nel continente latinoamericano – l'Opus Dei in primis – lavoravano alacremente. I risultati si vedono a occhio nudo: oggi l'America Latina è ancora teatro bellico di una guerra religiosa estremamente complessa, in cui si combattono tra loro non solo religioni diverse, ma sette e gruppi che rappresentano interessi economici.
Per farsi un'idea delle forze dispiegate sul campo, vale la pena di riportare i dati forniti da Maurizio Stefanini in un saggio pubblicato su “Limes”: “La nuova evangelizzazione di Giovanni Paolo II si sta manifestando soprattutto come restaurazione della disciplina “tridentina”: nomina di vescovi soprattutto amministratori; insistenza sulle vocazioni tradizionali e sulla formazione secondo un modello tradizionale; ripristino della disciplina nella liturgia, nella catechesi, nell'organizzazione. […] Il Vaticano si rende conto della necessità di coinvolgere laici. Ma preferisce ricorrere a strumenti di aggregazione più “affidabili” delle comunità di base. Ad esempio l'Opus Dei, che in America Latina conta su 10 vescovi e 35.000 membri (la metà del totale). I Cursillos de Cristianidad, che già esistevano ma si sono particolarmente sviluppati in questi ultimi anni. Gli Incontri degli sposi con Cristo, che sono in crescita vertiginosa. Il movimento dei Focolarini, che era presente fin dagli anni Sessanta, ma ora è cresciuto fino a contare migliaia di aderenti a tutti i livelli. Il Movimento neocatecumenale, che è presente in quasi tutti i paesi […]. Comunione e Liberazione, che è pure presente in molti paesi, ed è fortissima a livello editoriale. Il Movimento di Schonstatt, cui fanno capo due vescovi cileni, e che è ben attestato anche in Argentina. Ma la grande forza è quella del Rinnovamento carismatico, ormai forte di milioni di aderenti. Una forza che è anche una debolezza. Il movimento carismatico non è che l'applicazione del pentecostalismo al cattolicesimo. Per sopravvivere, anche la Chiesa neotridentina di Giovanni Paolo II deve cedere al grande nemico”. (Geopolitica dell'avanzata protestante in America Latina, Maurizio Stefanini - “Limes”, n.3 giugno-agosto 1993)
In questo clima di “mercato delle anime”, le capacità organizzative dell'Opus Dei hanno trovato grande spazio.
[…] La gerarchia ecclesiastica – soprattutto in America Latina – è di per sé una casta, originata in una società precapitalistica e oggi sradicata dalle relazioni sociali di stampo capitalistico. La Chiesa cattolica, inoltre, è il più grande singolo proprietario di beni al mondo. Ecco perché il Vaticano ha dato supporto – sia pure indiretto – a dittatori sanguinari dell'America Latina, i quali difendevano la proprietà capitalistica, ma si opponevano a regimi di ispirazione marxista basati sulla proprietà nazionalizzata.
Opus Dei segreta, Ferruccio Pinotti

Franco Chirico, ha la famiglia a Caracas, l'ho scoperto quando sono stato chiamato ad insegnare per la scuola "Agustin Codazzi" di Caracas. Curiosamente, la famiglia di Franco Chirico, vive proprio nel quartiere dove c'è questa scuola del Codazzi. Altrettanto curiosamente, ho trovato casa proprio a poca distanza dalla villa "Quinta Leoncita", dove vive la famiglia di Franco Chirico a Chapellin, nel quartiere della Florida.
Franco Chirico è l'editore di punta del Cammino Neaocatecumenale ed amico di Kiko Arguello, fondatore dei Neocatecumeni.

Volto santo, olio su tela - Enrico Cajati

domenica 18 novembre 2012

Franco Frattini - Mariastella Gelmini, segnalazione del caso Codazzi, scuola "Agustin Codazzi" di Caracas: associazione senza fini di lucro con conto cifrato su banca svizzera - Credit Suisse, filiale di Lugano

Gianluca Salvati  | via ...... - 22100 Como  |  cell. .........  |  email: ........
Ministero degli Esteri
Palazzo della Farnesina
Roma
e.p.c. Ministero dell'Istruzione


Spett.le ministro, mi chiamo Gianluca Salvati sono un maestro di scuola primaria che ha insegnato all'estero. Ho lavorato dal 2003 al 2004 a Casablanca (Marocco) e dal 2004 al 2006 a Caracas (Venezuela). Essendo stato chiamato da funzionari del suo ministero mi piacerebbe avere chiarimenti in merito ad alcune vicende:

  • Vorrei sapere dove sono i contributi di quei 3 anni di insegnamento, dato che NON HO AUTORIZZATO NESSUNO A DERUBARMI.
  • Come mai il 29/08/2008, all'ambasciata italiana di Caracas, mi è stato riservato un trattamento da PERSONA NON GRADITA? Non ho mai commesso reati e pago regolarmente le tasse!
  • Per quale motivo, nei giorni successivi al 30/08/2008, impiegati della Farnesina contattati dai miei familiari, hanno osato mettere in dubbio il mio equilibrio psichico ?

Distinti saluti
Como, 06/10/2010



domenica 23 settembre 2012

Piero Armenti - Premio Italia 2005, Caracas | Le Pharaon: autoritratto a la Che Guevara

Nel mese di giugno si inaugurò la mostra collettiva dei vincitori del premio Italia. Il premio era bandito dall'ambasciata italiana di Caracas con il nobile intento di divulgare l'ingegno italiano nel mondo, ecc. ecc...
Avevo inviato un lavoro per partecipare alle selezioni. La tela era Le Pharaon, autoritratto da moribondo. Dopo il natale del 2004, causa un avvelenamento, stavo per tirare le cuoia proprio lì, a Caracas. Il quadro l'avevo dipinto nei mesi successivi, in piena convalescenza.

Le Pharaon, olio su tela - Gianluca Salvati 2005

  Il lavoro era stato scartato e non sarebbe stato esposto alla mostra collettiva. La decisione della giuria era insindacabile ed io avevo abbastanza esperienza per comprendere i significati occulti di un'iniziativa a nome di un Paese notoriamente antimeritorio come l'Italia odierna. Anche se non c'erano motivi che mi portassero a credere a una prospettiva diversa lì a Caracas, mi recai all'inaugurazione sgomberando la mente da pregiudizi: magari mi apprestavo a scoprire dei veri talenti dell'arte...
All'evento c'era tutta la gente che contava, parlo dei connazionali, tutta un'Italia da esportazione. La selezione degli artisti del premio, a cura di Anna Grazia Greco, era piuttosto deprimente: una vomitevole pastetta. Quella esposizione diceva tanto sia sul livello culturale, sia sugli intrallazzi di chi selezionava. Ciononostante non mi sarei sognato di spendere una sola parola sul modo in cui certa gente sperpera il denaro pubblico: non sono affari miei.
Ho una regola molto semplice, ma efficace: vivi e lascia vivere.
Per questo stesso motivo divento intrattabile quando mi si pestano i piedi.

Il primo premio andò a un tipo che avrei definito un tappezziere pop. Costui si atteggiava a divo, pavoneggiandosi nel soprabito di pelle alla Matrix (lì ai tropici). I suoi lavori non erano dissimili da come egli stesso si presentava: una sorta di cuscini in similpelle con disegni manga. Cose trite e ritrite, ma il personaggio gongolava nel suo ruolo e si godeva i suoi 5 minuti scarsi di notorietà.


Storia dell'intreccio politico mafioso in Italia | Eduardo Giacchetti e Gennaro Aliberti


Allora non lo sapevo, ma nella smorfia della mia famiglia, il tappezziere ha un posto di rilievo. Richiama la vicenda del giornalista-tappezziere Eduardo Giacchetti finito in carcere per aver denunciato le malefatte di un noto politico-delinquente, l'onorevole Gennaro Aliberti.

Premio Italia 2005 - Piero Armenti - L'intermezzo, il buttafuori | Paolo Scartozzoni, funzionario Mae

 Premio Italia '05 | Poco prima della presentazione dell'evento, il console e l'ambasciatore comunicavano fra loro piuttosto preoccupati, sembrava si stessero confessando... (In seguito ho capito che, essendo male informati, erano prevenuti proprio nei miei confronti).
Non passò molto tempo che mi si oscurò la luce: un bestione di buttafuori locale, una montagna, mi si parò davanti.
Mi parve un evento surreale...
Che cazzo significava?

Tempo addietro avevo criticato sia la delegazione interministeriale italiana capitanata dal guitto di regime, Paolo Scartozzoni, sia il console, nell'auditorium del Codazzi, la scuola dove insegnavo.
In quell'occasione avevo mosso delle precise critiche e molta della rabbia mi derivava dalla percezione di un qualche inganno, come un'avvisaglia di frode, a proposito di quell''accidente che mi stava stroncando pochi mesi prima e dalla consapevolezza che la mancanza di chiarezza celasse una situazione decisamente truffaldina. Di fatto, avevo perso decisamente perso la pazienza nei confronti di quella gente che sapeva solo pretendere...

Un cavaliere un po' stronzetto
Di fatto, non si capiva perché al 10 di marzo eravamo ancora senza contratto di lavoro, ed io, come se non bastasse, ero anche clandestino (ma questo lo scoprirò solo in seguito).
Non c'è dubbio che fu la voce della verità a parlare per me. Sono certo che allora nessuno di loro lo ignorasse. Intendo dire nessuno dei rappresentanti istituzionali, in particolare colui che più si comportò da stronzetto su quel palco. Indovinate di chi sto parlando (se avete bisogno di un indizio, vi dico che quello stronzetto è un decorato, un cavaliere per la precisione: un cavaliere un po' stronzetto)...

Tornando al console e all'ambasciatore quella sera del Premio Italia 2005, loro erano prevenuti nei miei confronti e non perché fossero persone malvage, al contrario, avendoli conosciuti entrambi ho capito che erano due persone a posto, ma quel giorno all'inaugurazione erano semplicemente male informati, dato che qualcuno stava spargendo, invano, diffamazione, dopo aver sparso, inutilmente, veleno...

Il profilo del tipo di persona di cui sto parlando è di qualcuno che sia accreditato presso le istituzioni, accreditato e con licenza di raccontare cazzate, beninteso, senza doverne rispondere.
Come qualcuno appartenente ai servizi segreti... una checca di regime, per intenderci.
Una fottuta checca del fottuto regime!

La cricca Codazzi: associazione culturale senza scopo di lucro e il conto cifrato su banca svizzera, Credit Suisse, filiale di Lugano | Il rintorno a scuola

Quando ritornai a scuola nel gennaio 2005, ero bianco come un lenzuolo (parole di chi mi vide), in pratica un fantasma: avevo avuto la maggior parte dei valori ematici vicini allo zero. O giù di lì, comunque sfasati. 
La scuola era un autentico formicaio, con quattro ordini di studio, dalla materna alle superiori: centinaia di persone poterono constatare le mie condizioni di salute durante l'usuale alzabandiera del mattino. Eppure, quando mossi le mie critiche a quei signori, non tirai in ballo l'avvelenamento, pensando che fosse stato un incidente privato ed ignoto agli altri. Ma quel trattamento, tra l'insolente e lo strafottente, da parte della gente per cui lavoravo, non lo riuscivo a digerire in nessun modo. Mentre la commissione si compiaceva di compartire la stessa visione del mondo di quell'onorata associazione del Codazzi: quattro delinquenti patentati. Quei signori si definivano associazione culturale senza fini di lucro, dimenticando l'aspetto più interessante della loro congrega, ovvero il conto cifrato su banca Svizzera, Credit Suisse, (filiale di Lugano). 
A quelli della commissione ministeriale, quei quattro pagliacci in trasferta capitanati dal guitto di regime Paolo scartozzoni, gli dissi un po' di cose. Senza trascendere, dato che sono un signore.
Ma all'inaugurazione del Premio Italia, quella questione era per me bella e sepolta. 
Ero lì come semplice visitatore e la presenza intimidatoria di quel buttafuori era fuori luogo...
Di fatto qualcuno mi stava comunicando di avere la coda di paglia. 

Le soluzioni sbirresche sono spesso dei boomerang, specialmente quando sono così sproporzionate e sfacciatamente immotivate. Tante persone per bene stavano assistendo ad un pessimo spettacolo di abuso di potere, senza un casus che potesse giustificarlo. Anche la politica più bieca e infame deve fare i conti con questa realtà, specialmente quando cerca di darsi una patina di rispettabilità.

Fax-art, marzo 06, Caracas - Gianluca Salvati ©

Premio Italia, 2005 - Caracas | Piero Armenti, il barbone

Il bestione dovette ragionare in fretta e, dopo un rapido sguardo a me, si rivolse ad un barbone che si trovava in compagnia di una ragazza, poco distante da me. Cosicché, tra tante barbe finte, ecco spuntare una barba vera. Una barba incolta memore di un certo tipo di intellettuale di sinistra degli anni '70. Ma il tipo, a parte la barba, aveva il resto del look assolutamente destrorso. Il bisonte gli ringhiò qualcosa e lui gli rispose con un ringhio simile. Non mi preoccupai di capire cosa si stessero comunicando, in fin dei conti "parlavano la stessa lingua". Dopo questo scambio, il bestione si andò a parcheggiare altrove e la serata continuò con lo stesso senso di inutilità con cui era cominciata, ma senza ulteriori intermezzi.

Testa, stsmpa su giornale - La Voce d'Italia © - Gianluca Salvati

Premio Italia 2005, Caracas | Piero Armenti & M. - Anna Grazia Greco

La sera successiva una collega con cui avevamo appuntamento, si tirava dietro quel barbone e ce lo presentò. Costui era Piero Armenti, un aspirante giornalista che si trovava in Venezuela da circa un anno per fare pratica. La nostra collega, M., era venuta in Venezuela nel mese di febbraio del 2005, quando la dirigente, Anna Grazia Greco, a metà anno scolastico, casualmente, si era resa conto che la scuola aveva bisogno di un'altra insegnante. Per pura coincidenza (aveva una possibilità su 3 milioni), M. si trovò ad abitare proprio vicino a questo giornalista. M. aveva avuto difficoltà a trovare casa: tutti i locatari da lei contattati, al momento di formalizzare i contratti, svanivano con delle scuse banali. Un bel mistero, frutto dellle arti magiche di certa diplomazia.

Premio Italia 2005, Caracas | Piero Armenti, periodista - Eccellenza D. C.: Aldo Miccichè

Piero Armenti aveva conosciuto un' amica italiana di M che aveva lavorato tempo addietro per il consolato e poi era rientrata in Italia. Fu questa amica a spingere M a fare domanda, tramite il consolato, alla scuola "Agustin Codazzi" di Caracas... Insomma, mi trovavo nel paese delle coincidenze misteriose: cominciavo a capire perché il realismo magico andasse per la maggiore in america latina.
Piero Armenti mi spiegò cos'era successo la sera prima col bestione. Eravamo in un locale, il Vics, che si trovava poco più in alto di Plaza Altamira, dove risiedeva (e risiede tutt'oggi, essendo agli arresti domiciliari in attesa di estradizione) Aldo Miccichè, faccendiere legato  legato alla 'ndrangheta e figura di raccordo con certa destra tramite Marcello Dell'Utri. (MICCICHE ’ ALDO, nato a Maropati (RC) il 12.4.1936, residente a Caracas, Av.11 entre 7ma Y 8v Trensv.,Quinta Buenopues, #34-28 Altamira, CHACAO ZP .1060)

Piero Armenti mi disse che gli era stato mandato il buttafuori perché aveva criticato l'ambasciatore durante il discorso di presentazione del premio. 
Strano, non ricordavo di aver sentito qualcuno lamentarsi di qualcosa, né tanto meno lui. E poi, prima di parlare con lui, il bisonte si era fermato davanti a me con un fare poco amichevole. Ma, non avendo motivo per non credergli, accettai la sua versione dei fatti. 
Certo, se l'Armenti avesse avuto la decenza di aggiungere che era l'autore di quell'articolo, diciamo così, piuttosto adulatorio e molto parziale, nei confronti della commissione ministeriale che avevo contestato a marzo, avrei valutato diversamente le sue affermazioni.


Nell'articolo in questione non si diceva che i professori provenienti dall'Italia erano senza contratto e che questa fu l'unica osservazione sensata fatta dalla platea alle fantasmagorie decantate dalla relatrice ministeriale: una cosa è la fantapolitica, altro sono i fatti. 
A volte le persone tendono a fare confusione tra le chiacchiere e i fatti, ovvero a prendere per vera non la realtà, bensì la sua rappresentazione.
L'esempio più classico è quello della televisione, dai tg alle telenovelas, di cui non si dirà mai a sufficienza che è meglio tenerla spenta.
Tornando al giovane giornalista, Piero Armenti, egli era liberissimo di scrivere e prendere le parti di chi voleva, ma nessuno lo autorizzava a spacciarsi per novello Che Guevara....

Piero Armenti, Caracas 2005


L'affaire Moro - Leonardo Sciascia | Lo Stato italiano e i poteri forti

È come se un moribondo si alzasse dal letto, balzasse ad attaccarsi al lampadario come Tarzan alle liane, si lanciasse alla finestra saltando, sano e guizzante, sulla strada. Lo Stato italiano è resuscitato. Lo Stato italiano è vivo, forte, sicuro e duro. Da un secolo, da più che un secolo, convive con la mafia siciliana, con la camorra napoletana, (con la 'ndrangheta calabrese, ndr) col banditismo sardo. Da trent'anni coltiva la corruzione e l'incompetenza, disperde il denaro pubblico in fiumi e rivoli di impunite malversazioni e frodi. Da dieci tranquillamente accetta quella che De Gaulle chiamò - al momento di farla finire - "la ricreazione": scuole occupate e devastate, violenza dei giovani tra loro e verso gli insegnanti. Ma ora, di fronte a Moro prigioniero delle Brigate rosse, lo Stato italiano si leva forte e solenne. Chi osa dubitare della sua forza, della sua solennità? Nessuno deve aver dubbio: e tanto meno Moro, nella "prigione del popolo".
"Lo Stato italiano forte coi deboli e debole coi forti", aveva detto Nenni. Chi sono i deboli oggi? Moro, la moglie e i figli di Moro, coloro che pensano lo Stato avrebbe dovuto e dovrebbe essere forte coi forti.
[...] Sono di fronte due stalinismi: e chiamo per una più attuale comodità stalinismo una cosa molto più antica, "la cosa" da sempre gestita sull'intelligenza e il sentimento degli uomini, a spremerne dolore e sangue, da alcuni uomini non umani. O meglio: sono di fronte le due metà di una stessa cosa, della "cosa"; e lentamente e inesorabilemente si avvicinano a schiacciare l'uomo che ci sta in mezzo. Lo stalinismo consapevole, apertamente violento e spietato delle Brigate rosse che uccide senza processo i servitori del SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali, ndr) e con processo i dirigenti; e lo stalinismo subdolo e sottile che sulle persone e sui fatti opera come sui palinsesti: raschiando quel che prima si leggeva e riscrivendolo per come al momento serve.
L'affaire Moro, Leonardo Sciascia (Sellerio editore)

Human, collage su carta dic. 2004 Caracas - Gianluca Salvati

domenica 16 settembre 2012

Aldo Moro vs Emilio Taviani | Dalle lettere di Aldo Moro - Leonardo Sciascia

L'inopinata uscita del senatore Taviani, ancora in questo momento per me incomprensibile e comunque da me giudicata, nelle condizioni in cui mi trovo, irrispettosa e provocatoria, m'induce a valutare un momento questo personaggio di più che trentennale appartenenza alla DC. Nei miei rilievi non c'è niente di personale, ma sono sospinto dallo stato di necessità. Quel che rilevo, espressione di un malcostume democristiano che dovrebbe essere corretto tutto nell'avviato rinnovamento del partito, è la rigorosa catalogazione di corrente. Di questa appartenenza Taviani è stato una vivente dimostrazione con virate così brusche e immotivate da lasciare stupefatti. Di matrice cattolica democratica Taviani è andato in giro per tutte le correnti, portandovi la sua indubbia efficienza, una grande larghezza di mezzi ed una certa spregiudicatezza.
[...] Erano i tempi in cui Taviani parlava di un appoggio tutto a destra, di un'intesa con il Movimento Sociale come formula risolutiva della crisi italiana. E noi che, da anni, lo ascoltavamo proporre altre cose, lo guardavamo stupiti, anche perché il partito della DC da tempo aveva bloccato anche le più modeste forme d'intesa con quel partito. Ma, mosso poi da realismo politico, l'on. Taviani si convinse che la salvezza non poteva venire che da uno spostamento verso il partito comunista. Ma al tempo in cui avvenne l'ultima elezione del presidente della Repubblica, il terrore del valore contaminante dei voti comunisti sulla mia persona (estranea, come sempre, alle contese) indusse lui e qualche altro personaggio del mio partito ad una sorta di quotidiana lotta all'uomo, fastidiosa per l'aspetto personale che pareva avere, tale da far sospettare eventuali interferenze di ambienti americani, perfettamente inutile, perché non vi era nessun accanito aspirante alla successione in colui che si voleva combattere. Nella sua lunga carriera politica che poi ha abbandonato di colpo senza una plausibile spiegazione, salvo che non sia per riservarsi a più alte responsabilità, Taviani ha ricoperto, dopo anche un breve periodo di segreteria del Partito senza però successo, i più diversi ed importanti incarichi ministeriali. Tra essi vanno segnalati per la loro importanza il ministero della Difesa e quelli dell'Interno, tenuti entrambi a lungo con tutti i complessi meccanismi, centri di potere e diramazioni segrete che essi comportano. A questo proposito si può ricordare che l'amm. Henke, divenuto capo del SID e poi capo di Stato Maggiore della Difesa, era una suo uomo che aveva a lungo collaborato con lui. L'importanza e la delicatezza dei molteplici uffici ricoperti può spiegarci il peso che egli ha avuto nel Partito e nella politica italiana, fino a quando è sembrato uscire di scena. In entrambi i delicati posti ricoperti ha avuto contatti diretti e fiduciari con il mondo americano. Vi è forse nel tener duro contro di me, una indicazione americana e tedesca?

La lettera arriva ai giornali nel pomeriggio del 10 aprile. La pubblicano tutti: evidentemente, il gusto di dar documento di un così drammatico dissidio in casa democristiana è superiore al ritegno censorio che, per "senso dello Stato", i giornali dicono di essersi imposto. La breve biografia che Moro traccia dell'onorevole Taviani diverte tutti. E magari erano cose che si sapevano già, ma dette da Moro assumono altro peso. Ed è superfluo dire che più di tutti si divertono le Brigate rosse. "Anticipiamo - scrivono nel comunicato numero cinque che accompagna il messaggio di Moro - tra le dichiarazioni che il prigioniero Moro sta facendo, quella imparziale ed incompleta, che riguarda il teppista di Stato Emilio Taviani.
[...] Effettualmente, mai Moro è stato così vicino alla sua immagine di sottile politicante, come in questa lettera contro Taviani. La smentita di Taviani gli ha dato amarezza, l'ha ancora di più sprofondato nella condizione di "uomo solo", ma al tempo stesso gli ha come amplificato il giuoco, gli ha offerto la possibilità di giuocare all'interno delle Brigate rosse: tra loro, senza parere, seminando il dubbio. E il veleno di questo dubbio è nella frase finale della lettera, nella domanda: "Vi è forse, nel tener duro contro di me, un'indicazione americana e tedesca?". Può parere un corollario alla biografia politica di Taviani che sommariamente, ma con consumata malizia ha tracciato: e à la lettre lo è (Taviani è l'uomo degli americani, così come Henke era l'uomo di Taviani).
[...] E non è inquietante il sapere che l'uomo degli americani, "il teppista di Stato" Taviani, ha interesse a che Moro resti nella "prigione del popolo", e ci muoia, quanto i loro capi, i capi delle Brigate rosse?
L'affaire Moro, Leonardo Sciascia (Sellerio editore)

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